Di Maio si porta 8 amici al ministero: per loro maxi-stipendi

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Secondo un’inchiesta condotta dal Giornale, Di Maio si è portato da Pomigliano d’Arco (guarda caso Luigino è cresciuto proprio lì) alla Farnesina una pletora di portaborse.

“Personale estraneo alla Pa con contratto a tempo determinato”, questa la definizione. Si tratta di 8 persone equiparate a dirigenti e funzionari, fatti assumere agli Esteri a partire dal 6 settembre scorso con scadenza fissata al “termine del mandato governativo”.

“All’ufficio del personale sono inorriditi, dicono di non avere mai visto prima degli stipendi così alti, forse l’ultimo che aveva fatto qualcosa del genere era stato De Michelis ma erano altri tempi e comunque non queste cifre” spifferano tra i palazzi. Come dar loro torto. In cima ai compensi – svela il quotidiano di Sallusti – c’è Augusto Rubei, inquadrato come “Consigliere del ministro per gli aspetti legati alla comunicazione, relazioni con i media e soggetti istituzionali”. La modica cifra? 140mila euro. Poi spuntano altri quattro della cerchia di Di Maio. Parliamo di Pietro Dettori, Sara Mangieri, Daniele Caporale e Alessio Festa. Il primo, legato alla Casaleggio Associati, è stato assunto al ministero degli Esteri in qualità di “Consigliere del ministro per la cura delle relazioni con le forze politiche inerenti le attività istituzionali”.

Per il suo fondamentale apporto alla politica estera italiana Dettori si porta a casa 120mila euro l’anno. Poi è il turno della Mangieri, nonché “Consigliere per i rapporti con la stampa” che guadagna 90mila euro l’anno. Ha fatto il suo trionfale e pesante (per il portafoglio) ingresso a Palazzo Chigi anche Caporale, ora “Consigliere del ministro per le comunicazioni digitali”. A lui Luigino ha riserbato 80mila euro l’anno. Infine, tralasciando gli stipendi dei tre compagni di merende ancora allo Sviluppo economico, è il turno di Festa. Il “Consigliere per le relazioni istituzionali” che arraffa solo 11.580 euro.

Sembra proprio che il governo sia una sorta di cassa integrazione per la città di Di Maio. A Pomigliano d’Arco, il paese natale di DiMaio, dove prende i voti, su 39mila abitanti in 12mila ricevono il Reddito di Cittadinanza. Ma dopo sei mesi nessuno di loro ha ottenuto una proposta di lavoro

In altri tempo lo avrebbero definito ‘voto di scambio’, ora lo chiamano ‘reddito di cittadinanza’. E ringraziate la Lega se, per ora, non è andato ad altre centinaia di migliaia di immigrati.

Quel che viene fuori dall’inchiesta di Niccolò Zancan su La Stampa è che, oltre la particolarità, nessuno dei soggetti che percepiscono il reddito ha mai ricevuto un’offerta per un lavoro. Perché, spesso questo tema è passato sotto traccia, il vero fine ultime del provvedimento targato M5S non doveva essere riempire le tasche degli italiani, ma cercare di far sbloccare la macchina del lavoro in tutta Italia.

Ma non è così.

Il sindaco della città ha detto di aver parlato con l’Inail che gli ha spiegato come la normativa per le assunzioni non sia ancora stata ultimata. Per questo il reddito, anche lì, si è trasformato in puro assistenzialismo che non ha creato alcun posto di lavoro.

Inoltre il Comune ha chiesto all’Inps dati certi sui precettori a Pomigliano, proprio per poter proporre loro almeno lavori socialmente utili. Senza ottenere risposta.




3 pensieri su “Di Maio si porta 8 amici al ministero: per loro maxi-stipendi”

  1. Onestà onestà e col portafoglio pieno dei soldi dei contribuenti, loro ed i loro amici. Prima che i 5* si inventassero il reddito di cittadinanza, nel paese del bibitaro qualcuno lavorava? O erano tutti a spese del Comune? Bravo Di Maio, continua così e fra non molto raschierai la melma che è rimasta nel fondo.

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