Il Pd vuole rimettere in hotel gli 80mila finti profughi cacciati da Salvini

Vox
Condividi!

VERIFICA LA NOTIZIA
Ottantamila finti profughi che non saranno più mantenuti dagli italiani, fuori dalle strutture di accoglienza in cui avevano trovato ospitalità a spese dei contribuenti per foraggiare le coop vicine al Pd e al Vaticano. Oltre alla ‘ndrangheta.

Ha un numero ben definito l’esercito dei fancazzisti, presenti sul nostro territorio ancora con un titolo di soggiorno valido, che il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini che ha dato un taglio netto all’accoglienza e ai criteri di concessione dei permessi di soggiorno, ha finalmente buttato fuori. Se non dall’Italia, cosa che accadrà non appena scadranno i permessi temporanei a suo tempo regalati dal PD, almeno dagli hotel.

Un numero che viene censito dal rapporto “La sicurezza dell’esclusione – Centri d’Italia 2019” realizzato da ActionAid e Openpolis che, per la prima volta, offre una valutazione dell’impatto delle politiche migratorie del primo governo Conte

Un aumento dovuto all’emersione dei clandestini che il Pd regolarizzava. Tutto grazie alla soppressione della protezione umanitaria che ha prodotto innanzitutto l’aumento della percentuale dei cosiddetti “diniegati”, cioè coloro ai quali viene negata qualsiasi forma di protezione internazionale, passati dal 67 per cento del 2018 all’80 per cento del 2019. In pratica il Pd si inventava nigeriani, pakistani e bengalesi ‘profughi’, e lo ha fatto per anni. Miliardi di euro rubati dalle tasche degli italiani per foraggiare le coop di partito.

Il secondo tema forte del report è quello dei nuovi bandi per la gestione dei centri con i tagli e lo smantellamento degli Sprar, i centri di seconda accoglienza diffusa voluti dal Pd per occupare manu militari il territorio e che vanno ad esaurimento dei progetti nei prossimi mesi.

Vox

Due le tendenze che emergono dal report: da una parte la riduzione delle cifre procapite al giorno che appunto va a penalizzare il business dell’accoglienza. La seconda tendenza è una difficoltà evidente nell’applicazione concreta del nuovo capitolato: da dicembre scorso all’inizio di agosto su 428 contratti d’appalto messi a bando da 89 prefetture, più della metà sono proroghe mentre solo 208 sono accordi che hanno seguito i nuovi standard. In pratica le coop e le Caritas non vogliono più i ‘profughi’ senza i famosi 35 euro a testa: lo facevano per amore.

Il rapporto analizza anche le spese per l’accoglienza e i rimpatri. Se le spese sono previste in calo di circa 150 milioni rispetto al 2018, il fondo rimpatri registra un aumento notevole, da 3,9 a 11,4 milioni di euro. In controtendenza le spese per i centri di permanenza e rimpatrio che mostrano una crescita di 6 milioni di euro, il 46,9 per cento.

Grazie Salvini. Ma ora il Pd, come ripetuto negli ultimi giorni, vuole rivedere i decreti Salvini e tornare alla ‘protezione umanitaria’: indovinate perché?

Ai disabili nemmeno 1 euro: ai finti profughi 35 euro al giorno