Rivolta contro l’idolatria di Bergoglio: statue indigene gettate nel Tevere

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I due autori del gesto hanno pubblicato il video su YouTube. Nei giorni scorsi siti conservatori polemizzavano sulle sculture «idolatriche»

L’episodio è già stato denunciato alle autorità. Gesto futurista di due cattolici, ieri mattina all’alba dentro Santa Maria in Traspontina, la parrocchia romana più vicina alla basilica di San Pietro, in via della Conciliazione: tre statuette idolatre in legno sono state sottratte dalla mostra dedicata al Sinodo sull’Amazzonia e poi gettate nel Tevere.

Il motivo del gesto – documentato da un filmato su YouTube girato dagli stessi autori, dal titolo “Pachamama idols thrown into the Tiber river!” – è una “riparazione” per i danni arrecati a Gesù e alla Chiesa dalle tre statue raffiguranti una donna nuda e incinta, dalle sembianze indigene, in ginocchio, con il ventre rosso a simboleggiare la vita che porta in grembo.

Uno dei due uomini, in camicia a righe azzurre, mentre l’altro girava con il suo smartphone il video divenuto virale, si è introdotto negli altari laterali della parrocchia – dove erano posti altri simboli della «cuenca amazonica» come pagaie, teli, fotografie, miniature di canoe e pappagalli – e, furtivamente, ha portato fuori le tre sculture tenendole strette al petto. In pochi secondi è arrivato al famoso ponte di Castel Sant’Angelo, da dove ha gettato con un colpo secco e sprezzante le statue nel fiume.

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Intorno alle 10,30, altri due uomini (probabilmente gli stessi del filmato) sono tornati a Traspontina per completare l’opera rubando la statua più grande e farla annegare nel Tevere in modo da “salvare” così la Chiesa e il mondo. I due sono stati fermati e denunciati alla Polizia da padre Antonio Soffiantini, responsabile della mostra della associazione “Casa Comune” che resterà allestita fino alla conclusione dei lavori sinodali.

Scusate: ma la statua del barcone è ancora lì? Non vale.

Il Vaticano condanna “il triste episodio del furto e della distruzione delle immagini amazzoniche”, avvenuto ieri. Le statuette di legno, raffiguranti una donna incinta, sono state rubate nella chiesa della Traspontina per essere gettate nel Tevere. “In nome della tradizione e della dottrina – scrive il direttore editoriale di Vatican News Andrea Tornielli – si è buttata via, con disprezzo, un’effigie della maternità e della sacralità della vita. Un simbolo tradizionale per i popoli indigeni che rappresenta il legame con la nostra ‘madre terra’, definita così da san Francesco d’Assisi nel suo Cantico delle Creature”.

Tornielli definisce gli autori del gesto “nuovi iconoclasti, passati dall’odio attraverso i social media all’azione”.

Siamo di nuovo all’età del Bronzo con i figli del tuono che abbattono i giganti.




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