Drammatico vertice a tre sull’immigrazione a Palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e quello dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante il quale Di Maio si è smarcato dalla linea del governo, criticando gli annunci sui porti aperti alle ong che, per ammissione del ministro degli esteri, avrebbero generato un effetto attrattivo (pull-factor) verso i barconi.
«Sui porti chiusi non possiamo abbassare la guardia — ha ammonito Di Maio — Dobbiamo tenere la barra dritta e stare attenti a non lanciarci in dichiarazioni di eccessiva apertura». Altrimenti, è l’avvertimento del ministro degli Esteri, «c’è il rischio che ripartano nuove ondate di sbarchi».
Sono già partite:
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«Stiamo attenti — è l’avviso di Di Maio, che sembra tornato ai tempi della battaglia contro i “taxi del mare” — Non dobbiamo consentire ad altre navi Ong di entrare nelle acque italiane.».
Insomma, è l’ammissione: la politica dei porti aperti inaugurata dal governo del ribaltone ha dato il via alle partenze.