“Se andiamo avanti così, qui di italiani non ne rimarrà nessuno”. Siamo nel cortile di una casa popolare a due passi da Piazza Abbiategrasso, a Milano.
Michela, una donna italiana che viveva in quello stabile fino a qualche mese fa: “Ero irregolare, è vero, ma non per colpe tutte mie: vivevo qui con il mio ex marito e per anni non mi sono mai occupata di queste cose burocratiche, mi sono sempre fidato di lui, sbagliando. Ora però non è giusto che paghino i miei figli”.
“Di fatto, sono stata cacciata, anche se non mi hanno fatto lo sgombero: ho lasciato l’alloggio di mia spontanea volontà, visto che l’ispettore di MM mi diceva che se non lo avessi fatto, avrebbero preso una denuncia anche i miei figli e dunque saremmo stati sgomberati. Allora ce ne siamo andati prima: non volevo pagassero colpe che non hanno”.
“C’è gente che è qua da anni e che non ha mai pagato l’affitto, però è rimasta e vive tuttora qui. Quando sono andata in Comune, un funzionario mi ha detto ‘Signora, se fosse stata straniera…’, senza finire la frase”. E da quel giorno questa frase mi rimbomba in testa, da quel giorno mi sento straniera nel mio Paese. Purtroppo, mi hanno fatto sentire così…”.
La situazione a Milano è questa per gli italiani:
A Milano il razzismo contro gli italiani è terribilmente evidente: sui primi 300 posti del bando per l’assegnazione delle case popolari ben 207 sono stranieri. Senza contare gli zingari e gli immigrati con cittadinanza italiana.
Lo denuncia il consigliere di opposizione Silvia Sardone: “21esimo bando integrativo per l’aggiornamento della graduatoria comunale” non è altro che una conferma del “welfare anti-italiano tanto caro alla sinistra”.
“Scorrendo la lista sembra di essere in Nordafrica o in Sudamerica – insiste Sardone – non certo a Milano: i cognomi italiani sono la netta minoranza e purtroppo sarà sempre così finché non verranno adottati correttivi ai bandi”.
Una soluzione ci sarebbe: quella adottata dal Comune di Cascina, dove la leghista Ceccardi ha ribaltato la situazione: ora tutte le case popolari vanno agli italiani:
Rivoluzione Lega: graduatorie case, quasi tutti italiani a Cascina
Lì il sindaco leghista ha imposto che anche gli stranieri presentino un documento, prodotto dal loro Stato di appartenenza, che dimostri la non sussistenza di una proprietà all’estero. In passato bastava presentare una autocertificazione, praticamente non controllabile.
Lo stesso potrebbe fare Milano: “Sala e Majorino non perdono mai tempo prima di marciare contro il razzismo – attacca la Sardone – ma continuano a dimenticarsi che i primi a discriminare sono proprio loro”. Non solo. “Lo squilibrio evidente in questa graduatoria – insiste la consigliera – va ovviamente a sommarsi ad altri aiuti economici a misura di straniero come la Bebè Card, il sostegno al reddito, il reddito di inclusione, l’esenzione mensa, le borse lavoro. È davvero sconcertante apprendere ogni volta cifre che penalizzano gli italiani in un welfare scandalosamente orientato a favore gli immigrati”.
“In periferia – continua la Sardone – anche per strada è difficile sentire parlare italiano: Corvetto, San Siro, Lorenteggio sono ormai diventati dei ghetti dove spadroneggiano gli extracomunitari mentre gli italiani in graduatoria sono costretti ad aspettare anni e a vedersi puntualmente scavalcare da immigrati. A questo si aggiungono le occupazioni abusive di case popolari che hanno quasi sempre come protagonisti stranieri spalleggiati dai centri sociali. Non è normale che chi paga le tasse nel nostro paese da una vita si veda superare da chi è arrivato da qualche mese. Non è razzismo, è solo buonsenso”.
bisognerebbe piuttosto ribattere ai rappresentati comunale “se voi foste Italiani” invece…