Reddito di cittadinanza alla terrorista: 623 euro al mese

Vox
Condividi!

Richiesta accolta: Federica Saraceni, terrorista rossa, percepirebbe 623 euro al mese grazie al reddito di cittadinanza.

VERIFICA LA NOTIZIA

A riportarlo è l’edizione odierna de La Verità, secondo cui la donna – agli arresti domiciliari dal 2005 – avrebbe ottenuto il permesso di usufruire della misura targata Movimento 5 Stelle. L’ex brigatista, condannata a 21 anni e 6 mesi per associazione con finalità di terrorismo e per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona, teoricamente non potrebbe godere di tale diritto: il sussidio è precluso a chi è sottoposto a “misure cautelari personali”.

Vox

La vicenda
La 50enne ha sempre negato di far parte delle Br, ma i giudici della Corte di Appello di Roma e della Cassazione – sulla base delle informative dell’Antiterrorismo – hanno maturato parere opposto: gli investigatori hanno rinvenuto una foto del brigatista Mario Galesi affissa al muro dell’appartamento. E il ritrovamento di una lettera-necrologio ha portato i giudici a definirlo “un vero e proprio elogio funebre”. Nella dedica si leggeva: “Non eri solo neppure nella tua scelta che in tanti abbiamo ritenuto coraggiosa e coerente. Hai dato la vita per sconfiggere l’ingiustizia di questo mondo. Grazie dolce Mario e onore a te”.

Un buon rapporto intercorreva con la poi dissociata Laura Proietti, che nel corso del processo cercò di difenderla: “Discutevamo insieme dei Nuclei comunisti combattenti, verso i quali lei aveva mostrato interesse in un certo periodo, che non sono in grado di precisare con esattezza, ma certamente precedente alla decisione di ricorrere all’omicidio politico”. Ma una scheda sim utilizzata prettamente dai componenti della Br era in possesso dei giudici e apparteneva a lei. E anche in questa occasione la maestra d’asilo ha dichiarato: “Sono stata io a prestarle un cellulare di cui lei aveva bisogno per motivi personali. Non era un cellulare di organizzazione, ne sono certa, o almeno io non lo sapevo”.

Altro tassello fondamentale è stato quello del cd rom contenente i dettagli relativi ai bersagli: una sede della Cgil, una della Cisl e l’ufficio della Commissione di garanzia per lo sciopero. Si provò a cancellare i file con l’intento di far perdere ogni traccia, ma i tecnici dei pm riuscirono a recuperarli. I giudici hanno sottolineato che un “ulteriore indizio di partecipazione della Saraceni all’organizzazione” era rappresentato proprio dal “possesso di un documento operativo”.