Sgozzatore metro arrivato in Italia da bambino dal Congo: “era integrato”

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Roger Michel Massamba Fumi Zama, congolese. Chi conosceva il congolese lo definisce un “ragazzo tranquillo che sembrava essersi integrato a Roma” dove viveva con dei lavori saltuari. A luglio gli era scaduto il permesso di soggiorno ed era in attesa di un possibile rinnovo. La guardia giurata, sebbene ferita alla gola, sarebbe fuori pericolo.

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Era entrato in Italia nel 2010 con regolare permesso di soggiorno (ricongiungimento familiare) il 20enne del Congo che ieri ha accoltellato un vigilante nel tunnel della metro alla stazione Tiburtina, l’ha disarmato e si è suicidato con un colpo di pistola alla testa. Il suo permesso di soggiorno al momento era scaduto, ma era in fase di rinnovo. A quanto ricostruito, viveva a Mentana con la famiglia. Secondo i media, come al solito, “sembra avesse problemi psichici”.

Dalle indagini dei poliziotti della Digos non sarebbero emersi collegamenti con ambienti legati al terrorismo.

E questo è peggio. Significa che chiunque di loro ti può sgozzare nella metro, anche senza essere un clandestino. Anche senza essere un terrorista.

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I ricongiungimenti familiari sono un crimine contro gli italiani. Un mezzo criminale attraverso cui vogliono ripopolare l’Italia con afroislamici.

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3 pensieri su “Sgozzatore metro arrivato in Italia da bambino dal Congo: “era integrato””

  1. E perché era “integrato”, perché si esprimeva in romanesco o magari, purtroppo, qualche poco di buono italiana doc gli si è concessa sessualmente? Finiamola, e basta ai ricongiungimenti familiari, ma ancora di più all’immigrazione africana.

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