Carola Rackete: ‘Non si pente di avere speronato motovedetta’

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Carola Rackete, la speronatrice di Sea Watch-3 trattata con i guanti bianchi l’altra sera da Corrado Formigli su Piazza Pulita, è stata ospite la scorsa settimana del programma della Bbc Hardtalk condotto dal giornalista Stephen Sackur. Un giornalista vero. Che le ha fatto domande scomode.

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“All’inizio ha dovuto fare una scelta – ha osservato il conduttore della Bbc – Era molto più vicina alle coste libiche che a qualsiasi altro luogo del Sud Europa, a circa 40 miglia dalle coste libiche. La Guardia costiera libica ha preso un impegno, grazie al sostegno della Ue, di frenare il traffico di persone e vogliono che tutte le persone che tentano la traversata siano riportati in Libia. Perché non li ha riportati lì, in Libia?”.

Rackete ha ripetutto il solito pistolotto della Convenzione di Ginevra “perché sappiamo che queste persone sono vittime di violazioni di diritti umani in Libia”. Peccato non siano libici ma nigeriani, pakistani e bengalesi che vanno in Libia volontariamente per imbarcarsi. Riportarli dove sono andati volontariamente cosa violerebbe?

Ma la Libia “sta collaborando con l’Ue. Sta dicendo che nemmeno per un secondo ha creduto che i libici avrebbero potuto occuparsi dei bisogni fondamentali di questa gente?”. “Neanche per un secondo” ha replicato la capitana della nave Ong.

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Il conduttore ha poi fatto notare a Rackete che il suo gesto e l’ossessione a volere, per forza, sbarcare in Italia, potrebbero essere visti come un ‘gesto politico’, visto il contesto politico e giuridico in Italia, decidendo di portare la Sea Watch verso la Sicilia passando giorni e giorni in mare. “Gli italiani ci hanno risposto che non erano responsabili di questo caso di salvataggio perché era stato effettuato nella zona Sar libica” ha sottolineato la 31enne tedesca che poi ammette, su precisa domanda del conduttore, se la tesi del governo italiano fosse corretta. “È vero. E significava che i libici dovevano coordinarlo. Tuttavia, la Libia non ha alcun porto sicuro”.

Il conduttore di Hardtalk ha però obiettato che la legge è la legge, approvata da un governo democratico in Italia, e la sua ospite “era ben consapevole della legge, e che è illegale che una nave come la sua entri nelle acque territoriali italiane” e che è ancora più illegale “cercare di attraccare in un porto italiano”. Nel ricordare l’episodio dello scorso giugno, Sackur ha poi sottolineato come la capitana, dopo non aver ottenuto l’autorizzazione ad attraccare in Italia, alla fine ha deciso di farsi la legge da sé, e ha guidato la sua nave dentro il porto siciliano contro il volere delle autorità, speronando una motovedetta della polizia, schiacciandola contro la banchina del porto, in un modo pericoloso. “Sembra che alla fine si sia spinta veramente al limite di un comportamento sicuro e responsabile”.

“Ci sono dei video, che invito tutti a guardare, le persone davvero in pericolo erano i rifugiati a bordo” ha replicato la capitana, che ha affermato di non essere per nulla pentita di ciò che ha fatto. Mi dispiace che ci sia questa mancanza di solidarietà nell’Unione europea, ha sottolineato Rackete.

Il conduttore di Hardtalk ha incalzato la volontaria della Ong sui dati e sui morti in mare, rilevando come gli arrivi verso l’Italia via mare siano crollati dell’84% rispetto al 2018 e del 97% rispetto al 2017, affermando inoltre che “ad oggi, l’Italia, con la sua posizione forte, ha assicurato, ad essere onesti, che migliaia di persone che avrebbero tentato la traversata mettendosi a rischio, non lo facciano più”. Un dato di fatto che la “capitana” non ha potuto confutare.