Mi sono spesa per segnalare e far segnalare le pagine dei #trafficanti in #Libia e #Tunisia, che grazie a Facebook pubblicizzano il loro business.
La risposta è sempre stata che “rispettano gli standard della community”.
Pure chi mi minaccia rispetta gli standard.#CasaPound pic.twitter.com/Z1sF8eBwje— Francesca Totolo (@francescatotolo) September 17, 2019
La stessa pagina di #trafficanti posta su Facebook il video di uno sbarco in Italia, per pubblicizzare quanto sia facile arrivare in Italia.
Video del 6 settembre. #censura #CasaPound pic.twitter.com/Mth1XallFA— Francesca Totolo (@francescatotolo) September 17, 2019
Io ve l’ho sempre detto di iscrivervi come Jah Maikano Rastanazi Von Antananarivo, ti fanno dire tutto quello che vuoi anche se quando spari sulla sinagoga hanno qualche dubbio. Al massimo comunque ti ammoniscono e non ti bandiscono.
Diciamo che ogni argomento ha la sua “nicchia etnica” sfruttabile: è importante correlare il “livello di oppressione” che vi serve per poter veicolare un messaggio più o meno violento. Maggiore è la vostra presunta oppressione e maggiore sarà la violenza che vi sarà consentito esercitare. La tizia che ha preso il cazzotto in faccia è un esempio abbastanza calzante: nella sua mente malata il mareca ha il diritto di menarla per tutto il male che in teoria ha sofferto per colpa dei suoi oppressori colonialisti. Il meccanismo mentale della malata va semplicemente traslato nell’ambiente telematico dove in certi ambienti sono tutti malati come lei se non peggio.
Ad esempio se siete neri è possibile invocare un genocidio senza paura di essere tacciati di antisemitismo oppure se siete islamici potete menare durissimo su froci e aborto. I “nomi da mareca social” sono anche più semplici perchè ve la potete cavare con “Il Nuovo Aziz”. Da islamico però quando vi vedono troppo vicino ad una “persona di naso” vi bandiscono. Avvicinate le persone di naso solo quando fate la persona di colore.