La mafia nigeriana vuole conquistare l’Italia: 30mila euro a chi sbarca

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Tra riti di affiliazione e sangue, così la mafia nigeriana cerca di conquistare l’Italia

«Una volta entrati nei Maphite non si può più uscirne, si può smettere di farne parte solo con la morte». Sono le parole di un collaboratore di giustizia – in Italia ce ne sono solo due – che ha scelto di abbandonare la mafia nigeriana. Chi volta le spalle ai «Cult» muore. E condanna a morte anche i familiari. Non qui, a Torino, tra le piazze di spaccio, dove l’organizzazione criminale fa affari, ma controlla le forze dell’ordine. Ma nei paesi di origine, dove la violenza non ha argini. «Entrano nelle case, squartano donne e uomini, cavano gli occhi e poi disperdono i pezzi. In Nigeria i vari partiti politici usano i Maphite per raggiungere i loro obiettivi. In pratica li usano come militanti violenti». Ecco cos’è la mafia nigeriana, smascherata dagli investigatori della Squadra Mobile di Torino e Bologna, in sinergia con la polizia municipale torinese, partita ad indagare su questo fronte criminale seguendo le tracce di prostituzione e tratta di donne. Ogni famiglia è costituita da 1000 affiliati. I «forum» sono costituiti da 250 affiliati. Da qui il controllo del territorio. C’è il «forum Piemonte-Lombardia» inserito nell’ambito della più vasta «famiglia Vaticana» e la «famiglia latino». In una intercettazione telefonica c’è il senso di questa inchiesta: «I Maphite hanno avuto inizio a Torino». Qui è cresciuta la cupola nigeriana. Qui c’è stata la prima zona di espansione in Italia, al di fuori della Nigeria.

Il ‘pentito’ ha parlato davanti agli agenti della polizia locale di Torino alcuni mesi fa: «In città è tutto come prima, non è cambiato nulla», sono le sue prime parole. «Sono tornati gli Eiye e ci sono ancora i Black Axe. Con loro anche i Bucaneer, i Maphite e i Vikings. E poi i Sea Dogs e i Man Fight. I gruppi si scontrano e si picchiano, hanno i loro club e i loro bar». Del resto sui barconi sono giunti anche i genitori della discobola, anche loro delinquenti della magia nigeriana.

Gli ultimi arrivati sono i Maphite: «sbarcati a Lampedusa e la gente ha paura di loro, perché sono più pericolosi di chi li ha preceduti. Possono accoltellare e uccidere. Non hanno nessun rispetto per la vita, hanno già sofferto troppo attraversando prima il deserto e poi il mare per arrivare in Italia».

Grazie alle Ong e al Pd, che ora vuole ricominciare il trafficano. Così:

Diciotti, clandestini ballano, Capitano: “Così si rilassano” – VIDEO

A parlare di «vincolo associativo» e di «metodo mafioso», di «assoggettamento» e di «omertà» è il giudice Stefano Sala nelle 686 pagine con cui motiva le condanne (fino a dieci anni di carcere) inflitte il 12 gennaio a 21 appartenenti agli Eiye e ai Maphite. Gruppi che il giudice definisce «secret cults», adottando così l’espressione che viene normalmente utilizzata a Lagos e a Benin City.

Perché come ci aveva avvisato Meluzzi: stanno portando qui le loro brutali pratiche. Le stesse che hanno fatto finire Pamela in un trolley. A pezzi.

Tra i nigeriani residenti a Torino — accusa il gup — i “secret cults” incutono timore e fanno paura, al punto da provocare l’insorgenza di veri atteggiamenti omertosi. Ma «pur senza avere il controllo di tutti coloro che vivono o lavorano in un determinato territorio», i mafiosi nigeriani «hanno la finalità di assoggettare al proprio potere criminale un numero indeterminato di persone immigrate o fatte immigrare clandestinamente».

Ed è proprio sui clandestini che il giudice insiste nella sua sentenza, soprattutto quando scrive che «i moduli operativi delle associazioni criminali nigeriane sono stati trasferiti in Italia in coincidenza con i flussi migratori massivi cui assistiamo in questi anni».

«Tra gli immigrati appena sbarcati a Lampedusa — aggiunge Sala — vengono reclutati i corrieri che ingoiano cocaina», «ricompensati con 30 mila euro» nel momento in cui riescono a superare i controlli e portare lo stupefacente a destinazione.

«Dall’appartenenza ai Maphite ho avuto vantaggi economici — racconta il pentito —, prendevo 9.500 euro ogni tre mesi e me li versavano sul mio conto corrente bancario. Chi non ha incarichi e propone un “business”, prende una percentuale sui guadagni. Può capitare che un semplice affiliato segnali l’arrivo di una ragazza dalla Nigeria: se i Maphite decidono di intervenire, di sequestrare la prostituta dalla strada e di chiedere infine alla “madame” un riscatto tra i 10 e i 15 mila euro, chi ha proposto l’affare prende 2 mila euro se tutto va a buon fine».

Tra le attività illegali gestite dai nigeriani c’è naturalmente il traffico internazionale di droga. Dalla Colombia la cocaina arriva nel cuore dell’Africa: in Benin, in Ghana, in Nigeria. «Da qui poi lo stupefacente deve rientrare in Europa». Come, lo avete già capito da soli.
Ritorsioni – «Un membro dei Maphite è andato a casa di un componente dei Black Axe e ha ucciso la madre, tagliandole il corpo a pezzi (come Pamela!). Poi ha portato i resti nella scuola dove il figlio della donna stava seguendo la lezione e li ha buttati lì, scatenando il panico e il terrore. Sono scappati tutti via. Dopo due mesi da questo episodio, i Black Axe sono andati a casa della mamma di un componente dei Maphite e hanno cavato gli occhi ai suoi genitori e poi li hanno decapitati con un’ascia». In un’altra occasione, i Maphite «sono andati in Nigeria a prendere a scuola i figli» dell’uomo che aveva «sgarrato», «li hanno portati a casa e hanno sparato alla loro mamma, uccidendola, e facendoli assistere».

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E ora, queste loro ‘tradizioni’ le stanno portando in Italia: con i barconi.

Il Pd, dal 2013, ne ha scaricati in Italia quasi 100mila, quasi tutti arrivati sui barconi: è come se avessimo traghettato un esercito ostile in Italia.

Fino al 2013, anno in cui il Pd ha preso in mano il governo da solo, con un golpe di palazzo, i nigeriani non erano nemmeno tra le prime dieci nazionalità di ingresso. Poi il boom. In un crescendo che ne ha portati nel 2017 quasi 30 mila in un solo anno. Come se volessero accelerare questo trasferimento in vista dell’arrivo di un nuovo governo.

Ma nessuna procura si è mai sognata di indagare su questo.

Se fosse un processo, l’accusa evidenzierebbe il fatto che per favorirne la permanenza in Italia, dopo averli traghettati, la stessa parte politica aveva inventato una nuova figura di asilo, la ‘protezione umanitaria’, fatta su misura per i nigeriani: che non fuggendo da alcuna guerra, non avrebbero potuto essere accolti.

Accuserebbe poi il Pd di averlo fatto per rifornire le Coop del partito di clienti a spese dei contribuenti. Un accusa particolarmente brillante, potrebbe poi sostenere che lo strano aumento di nigeriani sui barconi, coinciso con l’inizio dell’operazione Mare Nostrum fortemente voluta dal Pd, non sia stata casuale: possibile che il Pd abbia svenduto la sicurezza dei cittadini ‘solo’ per arricchire le coop? O c’era dietro dell’altro?

Detto più chiaramente: qui abbiamo un’organizzazione criminale che vuole trasferire in Italia migliaia di propri soldati, dall’altra parte abbiamo un governo che organizza una sorta di servizio taxi dalla Libia all’Italia, a cui poi si unisce quello privato delle Ong, tutte dai finanziamenti opachi: cui prodest?

Fatto sta che, alla fine, l’esercito della mafia nigeriana è stato trasferito in Italia. Ragazzine sono state uccise. La droga circola a prezzi sempre più stracciati con una distribuzione capillare.

Qui abbiamo il movente. L’arma. E la vittima. Di tutto questo dobbiamo ringraziare il Pd.

Ma pare che nessun magistrato se ne interessi. Vogliono processare Salvini. Colui che, questo flusso di soldati della mafia nigeriana, l’ha bloccato:

Salvini ha azzerato gli sbarchi di nigeriani: 21 in 6 mesi

Ovviamente, il PD non ha avuto e non ha alcun rapporto con la mafia nigeriana. Quindi una bella commissione di inchiesta servirebbe a mettere a tacere chi dice che gli 80 mila nigeriani sbarcati in questi anni siano un do ut des con Benin City.

E ora, il PD vuole ricominciare tutto.




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