Imprese italiane chiudono: sostituite da quelle, (fasulle) di immigrati

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Secondo un nuovo studio di UnionCamere e InfoCamere, un’impresa su 10 in Italia è gestita da stranieri. Sono 600mila le aziende gestite da stranieri in Italia. La crescita, nel secondo trimestre dell’anno é di 6.800 unità, ovvero +1,1% rispetto al trimestre precedente.

Il 10% delle attività economiche
In 8 regioni su 20, le imprese “straniere” equivalgono ad oltre il 10% delle attività economiche. I settori in cui le imprese guidate da stranieri vanno per la maggiore sono il commercio al dettaglio (161mila), lavori di costruzione (113mila) e la ristorazione (quasi 47mila).

Marocchini, cinesi e rumeni in testa

Unioncamere e InfoCamere restituiscono l’immagine delle imprese straniere italiane relativa ad aprile-giugno di quest’anno. Le comunità marocchina, cinese e la rumena, sono quelle più attive e lo sono in prevalenza nel settore commerciale e nelle costruzioni: in quest’ultimo settore i rumeni sono gli esponenti maggiori.

Milano “egiziana”, Roma “bengalese”
A Milano c’è la più grande comunità di imprenditori egiziani (il 43,5% sul totale) mentre a Roma prevale la comunità del Bangladesh. Più del 40% delle imprese bengalesi è sita nella capitale. A Napoli, invece, ha sede il 20,5% delle imprese guidate da persone originarie del Pakistan.

La ricerca del Censis
La ricerca del Censis dello scorso giugno conferma questi dati recenti. Secondo tale ricerca, In Italia le imprese con titolari stranieri sono 447.422, pari quasi al 15% del totale. In cima alla classifica degli imprenditori stranieri vi sono i marocchini (64.900 imprese), attivi soprattutto nel commercio, seguiti dai cinesi (50.899), in particolare tessile e ristorazione. Terzo posto per i rumeni (47.694) e quarto per gli albanesi (31.425), attivi in particolare nell’edilizia. Il 60% di tutte queste imprese è in attività da più di tre anni, ma il 12% degli imprenditori stranieri ha una scarsa conoscenza della lingua italiana. Il 24% ce l’ha appena sufficiente.

Il trend di crescita costante
Ma il trend di crescita è costante, tanto che già nel 2017 Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti, commentando i dati dell’indagine condotta dall’Osservatorio della stessa Confederazione dichiarava: “La performance dalle imprese straniere è talmente notevole da essere ai limiti della credibilità, soprattutto se si considera che il periodo analizzato è stato caratterizzato dalla più grande crisi economica vissuta dal Paese negli ultimi settanta anni”.

Il 12% degli imprenditori stranieri ha una scarsa conoscenza della lingua italiana. Il 24% ce l’ha appena sufficiente.

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Un altro dato che colpisce riguarda le frequentazioni di questi imprenditori: il 45% frequenta esclusivamente altri cittadini stranieri. Un esercito ostile.

E come mai proliferano? Perché sono fasulle e non pagano le tasse:

Pensioni: 83% imprese di immigrati non paga INPS

E non rispettano le leggi sulla sicurezza sul lavoro. Infatti il 30% ammette candidamente di avere una certa difficoltà ad assolvere gli obblighi normativi.

Il calo delle nostre imprese e l’aumento delle loro è ovviamente un fenomeno correlato, non puoi reggere la concorrenza degli schiavi, e ha questo effetto:

Studio conferma: 600mila lavoratori italiani sostituiti da immigrati




5 pensieri su “Imprese italiane chiudono: sostituite da quelle, (fasulle) di immigrati”

  1. Quelle realtà di cui parli Benigno sono società anche quotate in borsa, credo che abbiano avvertito la crisi per altri problemi, se casomai l’hanno patita. Molti hanno aumentato il fatturato a dismisura. Sia tra i bisonti che le formichine. Prendi un alberghetto, prima sempre vuoto, da anni ha tutte le stanze affittate ai negri, paga lo stato e vive discretamente bene.
    Comunque in generale ci sono ricchi più ricchi e poveri più poveri, la classe media ce la siamo fumata, che era quella a cui mi riferivo nel primo post.

  2. Quello che ora sperimentano in Italia l’hanno già sperimentato in GB decenni fà.
    Tutti i tabaccai, droghieri, fruttivendoli, giornalai, ristoranti,… han dovuto chiudere e/o cedere l’attività ad afro-asiatici che, con schiavi di famiglia e non, possono tenere aperto 24 ore al giorno-“370” giorni l’anno. Anche non ci siano clienti.

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