Arcivescovo: “Bloccate immigrazione o finirete come noi sotto i musulmani”

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Ricordiamo il disperato appello dell’arcivescovo cattolico caldeo di Mosul, che ha voluto mettere in guardia i cristiani che in Europa stanno accogliendo un crescente numero di musulmani credendo, ingenuamente, che anche loro credano nei principi democratici.

“Le nostre sofferenze oggi sono il preludio di quelle che, europei e cristiani occidentali, soffriranno in un futuro molto vicino”, ha detto l’Arcivescovo Amel Shimoun Nona.

“Ho perso la mia diocesi. L’ambiente fisico del mio apostolato è stato occupato dai radicali islamici che vogliono convertirci od ucciderci. Ma la mia comunità è ancora viva.”

Nona, la cui chiesa di rito orientale è sotto l’autorità di Papa Francesco, ha vissuto per anni in esilio ad Erbil, nel Kurdistan, prima che Mosul venisse liberata. Ma liberata per modo di dire, visto che erano i ‘normali’ cittadini musulmani a perseguitare i cristiani, non solo Isis.

“Per favore, cercate di capirci. I vostri principi liberali e democratici non valgono niente qui. È necessario consideriate nuovamente la nostra realtà in Medio Oriente, perché siete troppo accoglienti nei vostri paesi verso un numero sempre crescente di musulmani. Per questo siete in pericolo. È necessario prendere decisioni forti e coraggiose, anche a costo di contraddire i vostri principi. Pensate che tutti gli uomini siano uguali, ma non è vero: l’Islam non dice che tutti gli uomini sono uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non capite questo presto, diverrete vittime del nemico che avete accolto nella vostra casa”.

La Chiesa cattolica caldea può essere risale predicazione di Tommaso Apostolo, uno dei dodici apostoli di Gesù.

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Questo grido disperato non deve cadere nel vuoto. Un religioso ci dice che ‘non tutti gli uomini sono uguali’ e che dobbiamo chiudere le frontiere agli islamici.

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Perché sui barconi, non ci sono i fedeli in fuga dell’arcivescovo, ci sono i loro aguzzini in viaggio di colonizzazione. Le ong stanno portando in Italia i nostri carnefici. Chi li fa entrare sta rubando anche il tuo futuro.

La comunità cristiana in Iraq è “vicina all’estinzione”. Ha spiegato giorni fa l’arcivescovo di Erbil Bashar Warda in un’intervista alla Fondazione pontificia cattolica “Aid to the Church in Need” rilasciata in occasione dell’anniversario della presa della Piana di Ninive da parte dello Stato islamica. Secondo il religioso, la presenza cristiana in Iraq è stata “decimata” negli ultimi due decenni.

“Negli anni antecedenti il 2003, eravamo almeno un milione e mezzo di persone, pari al sei per cento della popolazione dell’Iraq. Oggi siamo rimasti in 250 mila. Forse meno. Chi resta deve essere pronto al martirio”, ha affermato l’arcivescovo. Sebbene lo Stato islamico sia stato sconfitto militarmente nel nord dell’Iraq, ha avvertito Warda, l’ideologia radicale che lo ha prodotto è ancora presente nella regione.

“La sconfitta dello Stato islamico – ha osservato – non corrisponde alla sconfitta dell’idea del califfato. Questa idea riflette tutte le strutture storiche di discriminazione contro i non-musulmani. Non parlo solo di Iraq. Vediamo leader di altri paesi del Medio Oriente che stanno agendo in un modo coerente con la rifondazione del califfato”. Tranne Assad, che per questo doveva essere eliminato.

Quella prodotta dall’avanzata dello Stato islamico, secondo l’arcivescovo, è una stata situazione “eccezionale ma non isolata”. “Si tratta di un ciclo di violenza ricorrente in Medio Oriente negli ultimi 1.400 anni. Ad ogni ciclo, il numero di cristiani crolla. Oggi siamo al punto di estinguerci”, ha avvertito.

I cristiani e le altre religione pre-islamiche del Medio Oriente come Zoroastriani e Yazidi sono – erano – le popolazioni originarie della regione. Poi sono arrivati gli immigrati arabi. Ricorda qualcosa?




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