Luogo di partenza della protesta degli Schuetzen è stato Salorno, località sul “confine” tra Alto Adige e Trentino che viene considerata dai ‘tedeschi’ locali la frontiera meridionale del grande Tirolo (quello con Innsbruck e Bolzano). Con questa azione il Suedtiroler Schuetzenbund, come sostiene il comandante provinciale della federazione Juergen Wirth Anderlan, «vuole attirare l’attenzione della popolazione sull’ingiustizia iniziata nel 1922 e continua fino ad oggi».
Il capo degli Schuetzen afferma che «gli attuali nomi italiani o pseudo-fascisti furono creati prima della Prima guerra mondiale con l’obiettivo di manipolare la lingua e la storia degli insediamenti dell’Alto Adige e che per 97 anni il problema della toponomastica è irrisolto». Il corpo degli Schuetzen richiama l’attenzione sulla Svizzera prendendola come «esempio perché nessun nome viene tradotto arbitrariamente, lasciando che gli italiani siano italiani, i tedeschi tedeschi e i ladini ladini» concludendo che «per raggiungere questi obiettivi c’è bisogno di politici che abbiano il coraggio di prendere decisioni in futuro dove i crimini culturali e il fascismo non hanno spazio». Nessuno vi impedisce di essere tedeschi. Ma lo siete in Italia. C’è già anche troppo rispetto per le minoranze. E’ la maggioranza la verta vittima di discriminazione.
“Ricordo sommessamente agli Schützen altoatesini che si trovano in Italia e che il loro territorio gode di autonomia anche grazie alla tutela della minoranza linguistica. Certi atteggiamenti eversivi non possono essere più tollerati all’interno dei confini italiani. Godono di una tutela e autonomia anacronistica oggi, in un mondo sempre più globalizzato, anche in virtù di accordi internazionali. Confido vengano presi provvedimenti contro chi mette in atto e giustifica sceneggiate eversive, intollerabili e inaccettabili. Ancora più intollerabile è la loro rivendicazione: non è giusto che per un eccesso di tolleranza verso un altro gruppo etnico e per la pacifica convivenza il gruppo linguistico tedesco debba accettare tutto. L’altro gruppo etnico, come loro lo definiscono, è quello italiano, quello del loro Stato: sono in Italia, è ora che se ne facciano una ragione”.
Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, commentando l’iniziativa di una associazione altoatesina che ha coperto oltre 600 cartelli tedeschi in Alto Adige.
Anche noi glielo ricordiamo. E non sommessamente. Comunque, kameraten, il confine è aperto, anche troppo, potete andare.
«Presenterò denuncia formale per sabotaggio presso le autorità già in giornata perché sia accertata la responsabilità nella grave manomissione della segnaletica stradale in provincia di Bolzano da parte degli Schützen ma soprattutto sul grado di pericolosità sociale di una organizzazione con struttura paramilitare (strutture che la Costituzione non dovrebbe ammettere) che in poche ore in una intera provincia riesce a mobilitare decine se non centinaia di persone per una azione di danneggiamento di beni pubblici».
Lo afferma in una nota il consigliere regionale e provinciale di l’Alto Adige nel cuore Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì. «Se non fosse grave, calata in una situazione delicata come quella altoatesina, sarebbe ridicola la messinscena orchestrata dagli Schuetzen. Il paradosso questa volta è la copertura delle denominazioni (udite udite) di lingua tedesca. Non le italiane come hanno sempre fatto. Una patetica messinscena che vorrebbe ancora una volta fare passare per vittime i carnefici. Perché gli Schuetzen lamentano che la toponomastica in lingua tedesca non è ancora ufficiale per legge. Vero: ma omettono di dirci che è proprio per colpa loro!», afferma Urzì. Il quale precisa che «Da decenni sono proprio loro assieme alla classe politica di governo della Provincia a rifiutare ogni legge che mettesse sullo stesso piano e riconoscesse lo stesso diritto (come riconosciuto peraltro dallo Statuto di Autonomia) ai nomi tedeschi ed a quelli italiani», afferma Urzì.
Bravo Parsifal la penso come te, ho vissuto per un breve tempo a Bolzano ma tanti anni fa e ricordo che abitualmente parlavano nel loro dialetto simile in tutto e per tutto al tedesco, già all’epoca non avevano simpatia per gli italiani me lo confidò un amico, tuttavia trovai una grande educazione, pulizia nelle strade ed un negozietto delizioso specializzato in cappellini tirolesi dove acquistai una mantella verde di serica lana che ho ancora nell’armadio.