Poliziotto infiltrato rivela: “Clandestini scortati da scafisti verso le Ong”

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Con le ong tornate a minacciare la sicurezza nazionale italiana su mandato dei governi fantoccio di Francia e Germania, è utile riportare la testimonianza di un poliziotto che si era infiltrato a bordo di una delle navi delle Ong. Testimonianza agli atti del processo contro ong tedesche.

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Negli atti del tribunale di Trapani «si riportano (…) due conversazioni (da intercettazioni ambientali, ndr) dalle quali è emerso che la Iuventa (la nave dell’Ong Jugend Rettet, ancora oggi sotto sequestro per immigrazione clandestina ndr) si era coordinata con la Vos Hestia (imbarcazione dell’ong Save the children ndr) al fine di organizzarsi «parallelamente» alle indicazioni ricevute da Imrcc (Centro di coordinamento della Guardia costiera a Roma ndr) nell’ambito di «un’operazione di soccorso».

Il 19 maggio si infiltra a bordo della Vos Hestia l’agente si polizia sotto copertura Luca B., che scopre le collusioni con i trafficanti libici. Gli episodi sono elencati negli atti di sequestro di nave Iuventa.

«Episodio del 18.6.2017 di fronte a Zwuara (hub di partenza dei migranti dalla Tripolitania ndr) ore 6.15» che coinvolge: «3 barconi in legno con migranti a bordo partiti dalle coste libiche, 1 motovedetta della Guardia costiera libica, 1 barchino con alcuni trafficanti, la nave Iuventa con 2 Rhibs (gommoni di supporto per le operazioni)».

Negli atti si legge che «all’inizio dell’attività di osservazione, l’agente sotto copertura ha avuto modo di osservare che la motovedetta della Guardia costiera e il barchino dei presunti trafficanti si sono allontanati dallo scenario dirigendosi verso le coste libiche. Successivamente sono iniziate le attività di recupero dei migranti da parte dei Rhibs (gommoni) della Iuventa e della Vos Hestia e gli stranieri sono stati trasbordati sulle citate imbarcazioni. In particolare uno dei natanti con migranti a bordo era contrassegnato da due lettere KK di colore rosso». Il dettaglio non è secondario. «Successivamente 2 dei menzionati barconi in legno sono stati legati tra loro con una cima e gli operatori che si trovavano a bordo del Rhib della Iuventa li hanno trainati vero le coste libiche» denunciano gli inquirenti. «Il natante contrassegnato dalle lettere KK di colore rosso (…) è stato lasciato in direzione di alcuni barchini di trafficanti che si trovavano nelle vicinanze. (…) Il menzionato natante è stato nuovamente utilizzato dai migranti partiti dalle coste libiche e soccorsi nel corso delle operazioni del 26 giungo scorso» si sottolinea negli atti. Da notare che le raccomandazioni della nostra Guardia costiera sono di affondare i barconi per evitare che vengano riutilizzati.

«Alle successive ore 11 del 18.6.2017 si presentava il seguente scenario» secondo il rapporto dell’agente sotto copertura. «Motonave Vos Hestia, motonave Iuventa con Rhibs di pertinenza in mare, motonave See Fuchs (imbarcazione di un’altra Ong tedesca ndr) battente bandiera olandese». Il poliziotto infiltrato Luca B. fotografa e filma il tutto a tal punto che «nella circostanza è stato osservato un vero e proprio rendez vous tra operatori della Iuventa e presunti trafficanti finalizzato alla consegna di alcuni migranti». Gli inquirenti descrivano passo dopo passo la collusione: «Il Rhib della Iuventa di colore verde e di piccole dimensioni si è diretto verso le coste libiche e da quei luoghi è sopraggiunta una imbarcazione verosimilmente con migranti a bordo. Il menzionato Rhib e il barchino con i presunti trafficanti, dopo essersi incontrati sono restati affiancati per qualche minuto. Dopo qualche istante il Rhib si è diretto verso la Iuventa, mentre l’altro natante ha proceduto verso le coste libiche. Successivamente quest’ultima imbarcazione è riapparsa sullo scenario scortando un gommone carico di migranti e arrestando la navigazione solo in prossimità della Iuventa». Gli inquirenti sono convinti che «proprio la dinamica con la quale avveniva questo secondo viaggio del barchino consentiva di acquisire piena contezza che le persone a bordo fossero dei trafficanti». Non solo: «Gli stessi trafficanti, dopo aver intrattenuto un dialogo con gli operatori della Iuventa si sono allontanati a bordo della propria unità rivolgendo un cenno di saluto verso la menzionata motonave». Alla fine gli inquirenti registrano che «i migranti soccorsi sono arrivati nel porto di Crotone il 21 giugno». Grazie a intercettazioni ambientali è stato identificavo chi pilotava i gommoni che hanno riportato i barconi ai trafficanti. «I ragazzi (sono) indicati nella conversazione di seguito trascritta – si legge negli atti – come 2 soggetti di nome Miguel, una donna di nome Laura e un’altra di nome Zoe (che) potrebbero identificarsi in Castillo Soares Duarte Miguel, Roldan Espinosa Miguel, Martin Laura e Mickausch Zoe».

La scoperta più incredibile dell’agente sotto copertura avviene il 26 giungo e coinvolge nave Vos Hestia di Save the children: «Alle ore 6.19 è sopraggiunto un gommone con 3 trafficanti a bordo che, arrivando sottobordo (di nave Vos Hestia ndr) in lingua araba hanno riferito agli assetti presenti che stava arrivando gente, come riferito da alcuni esponenti di Save the children allo scrivente».

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Il poliziotto fotografa i trafficanti con magliette polo e tutte da ginnastica. «Successivamente sono arrivati diversi barconi e gommoni, ognuno con centinaia di persone a bordo» si legge negli atti. L’aspetto paradossale è che «in serata sono sopraggiunti altri assetti militari (inviati dalla Guardia costiera italiana ndr) per completare le operazioni di salvataggio, in quanto la Vos Hestia non poteva accogliere tutti a bordo». In questo recupero di migranti, su invito dei trafficanti, ricompare anche il barcone con la sigla KK, che era stato restituito una settimana prima dal personale di nave Iuventa.

A incastrare le Ong anche la testimonianza di un clandestino che, disobbedendo alle raccomandazioni dei ‘volontari’ di non collaborare con le autorità italiane, ha raccontato: «Il 13.6.17 è stato escusso (interrogato ndr) presso l’hotspot di Mineo (in Sicilia) il cittadino nigeriano Awale Jeuray soccorso in data 10.6.2017 dalla citata Sea Watch 2 (dell’omonima Ong radicale tedesca) al largo delle coste libiche (…). L’Awale, circa la presenza di barchini in vetroresina (con i trafficanti ndr) ha fornito un rilevante spunto investigativo, laddove ha affermato che: «Quando navigavamo (sul gommone dei migranti ndr) siamo stati affiancati da una barca in vetroresina di colore bianco e nero con una persona a bordo che aveva i capelli rasta lunghi e indosso un cappello di paglia. Quell’uomo era un arabo e ha navigato per un tratto parallelamente al nostro gommone indicando con il dito la direzione da seguire per raggiungere l’imbarcazione (della Ong tedesca Sea Watch ndr) che ci avrebbe poi soccorso».

L’altra Ong tedesca Jugend Rettet è sospettata pure di contatti con una possibile nave madre dei trafficanti. «Di particolare interesse investigativo è apparso quanto comunicato da Imrcc in merito all’avvicinamento della Iuventa in rotta verso Lampedusa lo scorso 4 maggio, della Shada, una nave fantasma, in passato battente bandiera boliviana, attualmente priva di bandiera dopo essere stata radiata da quello Stato – riportano gli inquirenti. Secondo quanto comunicato mentre la Iuventa «temporeggiava» rispetto alle disposizioni impartite da Imrcc di dirigersi verso Lampedusa è transitata a poche miglia di distanza dalla Shada facendo rotta verso la stessa e lasciando intendere che le due imbarcazioni fossero prossime a un rendez vous. (…) In quella circostanza una nave della Marina militare ha proceduto al controllo dela Shada sulla quale sono stati identificati cinque membri dell’equipaggio, tutti provenienti da Paesi di lingua araba (compreso un egiziano residente a Zwuara, hub di partenza dei migranti dalla Libia ndr)».

I TEDESCHI CANCELLARONO LE PROVE DELLE COMPLICITÀ CON GLI SCAFISTI

Il 15 giugno un volontario, probabilmente della Ong tedesca Sea Watch, nel porto maltese di La Valletta parla con Katrin, coordinatrice dell’equipaggio di nave Iuventa. La cimice a bordo intercetta una dichiarazione: «La donna ha precisato che loro (riferendosi i suoi collaboratori) in caso di interrogatori da parte delle Autorità di polizia (italiana) si preparano «a tenere pulito tutto», evitando di consegnare materiale video-fotografico relativo alle fasi dei soccorsi. La stessa ha precisato che non avrebbero mai fornito le immagini relative ai soggetti che conducono le imbarcazioni dei migranti, in quanto la polizia potrebbe arrestarli». Il ragazzo, non identificato, chiede se sono a conoscenza di essere indagati. La tedesca risponde in maniera sorprendente: «Indagati no, non più di altri. (…) Non eravamo certi per cui avevamo un centinaio di avvocati in posizione di partenza che aspettavano».

In pratica le ong hanno collaborato e protetto gli scafisti.