Utili milionari per l’Ong che vuole inondare l’Italia di clandestini

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La nuova nave Ong arrivata davanti alla Libia si chiama Ocean Viking, 69 metri, può trasportare tra 300 fino a 600 clandestini. E’ di Sos Mediterranee, gestita in collaborazione con MSF.

Il costo: 14mila euro al giorno. Per portarlo fino in Libia l’associazione ha dovuto affittarlo, modificarlo, attrezzarlo e via dicendo. Negli ultimi due anni la ‘Onlus’ ha prodotto un utile da diversi milioni di euro. Cifre da far invidia a qualsiasi azienda italiana. Questo prima del sequestro del blocco di Aquarius, la nave dei veleni, sotto inchiesta.

“La nostra organizzazione è composta da tre associazioni sorelle: ‘SOS Méditerranée Germania, Francia e Italia, con un bilancio annuale di circa 4,7 milioni di euro, cioè 11 mila euro al giorno. Accettiamo donazioni nei nostri rispettivi Paesi”. Lo spiegò Timon Marszalek, direttore generale della ONG ‘SOS Méditerranéè Germania’, nel corso di una audizione al Comitato Schengen.

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In realtà la loro è una multinazionale che usa l’Italia solo come discarica di clandestini: “Il nostro lavoro – ha proseguito – si concentra nella fornitura di una risposta alle necessità: o individuando le imbarcazioni in difficoltà o aspettando istruzioni da parte dello MRCC, ovvero fornendo una risposta alla chiamata dello MRCC quando veniamo incaricati di svolgere operazioni di soccorso in un’area da essi indicata.”.

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Poi, in riferimento ai donatori dell’organizzazione, Marszalek era stato molto più evasivo: “il 98% delle nostre donazioni arriva dal settore privato, abbiamo circa 15 mila donatori in tutto e siamo tenuti all’osservanza delle norme nazionali della tutela della privacy dei dati. Per rivelare i nomi dobbiamo prima fare una richiesta di autorizzazione ai donatoti. C’è anche una piccola percentuale di donazioni pubbliche, il 2% del nostro bilancio annuale, che possiamo rendere note e si tratta di un elenco di circa 200 donatori istituzionali che donano da un minimo di 25 euro a un massimo di qualche migliaio di euro”. Nello specifico, ha ammesso Marszalek “si tratta di donatori istituzionali non italiani, né tedeschi ma per lo più francesi”.

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Con la scusa della privacy non diranno mai i nomi di chi, veramente, li finanzia. Di sicuro, sappiamo che li finanziano le istituzioni francesi:

Sos Mediterranee è un’associazione particolare (leggi qui come è nata). Non ha un’unica bandiera, ma è come una rete formata da una federazione di “filiali” europee. Le sue sedi sono a Marsiglia (la prima e più grande), Milano, Berlino e Ginevra. Ognuna ha un bilancio proprio e raccoglie le donazioni in maniera autonoma.

I fondi tedeschi
Iniziamo dalla Germania, di cui abbiamo trovato solo la relazione dell’attività con i bilanci aggiornati al 2017. “Le donazioni totali – si legge – (esclusi i contributi delle associazioni partner e Medici senza frontiere) sono state pari a 190mila euro nel 2015, 1,1 milioni nel 2016 e 887mila nel 2017”. I costi sono ingenti, certo, ma nel 2015 Sos Mediterranee Germania è riuscita ad assicurarsi un “risultato dopo le tasse” di 158mila euro. Nel 2016 la distanza tra entrate e uscite si è ridotta, garantendo un attivo di “solo” 46mila euro che si è andato a sommare a quello dell’anno precedente. Nel 2017, invece, il risultato al netto delle tasse è stato di -58mila euro. Ci sarebbe poi da valutare il bilancio di Sos Mediterranee Operations gGmbH, una società senza scopo di lucro nata internamente e al fine di gestire “l’attività operativa” in mare negli anni scorsi. A finanziarla ci hanno pensato Msf e le filiali italiana, tedesca e francese. Dunque sono trasferimenti interni che non prenderemo in considerazione.

Il bilancio italiano
Più semplice valutare lo stato finanziario della sezione nostrana. Sos Mediterranee Italia rende noti online i bilanci e i conti economici degli ultimi tre anni. E non sono ricchi come quelli tedeschi: nel 2016 tra contributi dei soci fondatori, enti non profit e donazioni varie, il contatore delle entrate è arrivato a toccare quota 297.916 euro. Le uscite hanno prevalentemente contribuito alle spese della Aquarius (200mila euro), ma risultano anche 82mila euro alla voce (non meglio specificata) “fondi disponibili per l’impiego”. Nel 2017 la musica non è cambiata molto. Ai 223mila euro di ricavi registrati dall’Ong fanno fronte 222mila euro di uscite (133mila solo per la nave). Una precisazione: due anni fa Sos Mediterranee Italia apparve anche tra i destinatari del 5×1000 per un totale di 4.002,18 euro. Il 2018, infine, ha visto una contrazione delle donazioni incassate (112mila euro) per 118mila euro di spese (solo 30mila per Aquarius e ben 88mila di costi di amministrazione).

I finanziamenti svizzeri
L’associazione che sfida il Viminale è una vera e propria macchina da donazioni. Nel 2017 la casa madre francese ha elargito un prestito per far partire l’esperienza elvetica. Sos Mediterranee Suisse “ha concluso l’esercizio finanziario 2018 con un utile netto di 129.613 franchi”, cui vanno però tolti circa 9mila euro di passivo dell’anno precedente: il totale (119mila franchi) è la “riserva” generata. Se andiamo a leggere i dettagli, notiamo l’enorme circolazione di denaro. L’associazione ha incassato 175mila franchi da donatori privati, 154mila da fondazioni o associazioni, 11mila da aziende private, 38mila da alcuni Comuni svizzeri e 6mila euro di altri contributi. In totale fanno 386mila franchi (e rotti). Le uscite sono state nettamente inferiori (256.919 euro): oltre ai 147mila franchi di spese operative (di cui 60mila per la nave e 86mila per la sensibilizzazione dei cittadini), ci sono altri 53mila franchi per la ricerca dei fondi. Ecco spiegato quell’utile finale, che al cambio vale oltre 118mila euro.

L’oro francese
La vera gallina dalle uova d’oro risiede però in Francia. I bilanci raccontano di un’attività florida e un budget annuale nel 2018 da 6,8 milioni di euro (+90% rispetto al 2017). A sovvenzionarla sono oltre 38mila donatori che hanno regalato circa 4,1 milioni di euro. Altri 808mila sono stati invece elargiti da società private, fondazioni e associazioni. Poi ci sono i 380mila euro versati dalla rete europea di Sos Mediterranee e 1,4 milioni da Medici senza frontiere. Solo il 2% (135mila euro) arriva da sovvenzioni pubbliche. Per quanto ingenti, le spese operative sono state di “appena” 3,9 milioni di euro (di cui 3,4 per la Aquarius). A questi vanno aggiunti 478mila euro di costi per la raccolta fondi e 371mila per il funzionamento dell’intera macchina. In totale fanno circa 4,8 milioni di euro, molti meno di quanti ne sono stati incassati.

Tolti i 254mila euro di ammortamenti, infatti, nel 2018 Sos Mediterranee Francia ha prodotto un utile di esercizio di 1,8 milioni di euro. Il tesoretto si è andato così via via ingrossando: ai 669mila euro messi nelle “riserve” nel 2016, l’Ong ha potuto aggiungere l’utile di 972mila euro del 2017 e quello da 1,8 milioni del 2018. Generando così un gruzzoletto di circa 3,5 milioni di euro. Un ottimo affare.

Quello che si nota dai bilanci è che l’utile è cresciuto da quando nel 2016 hanno iniziato a trafficare dalla Libia all’Italia, per poi quasi azzerarsi dopo la perdita della bandiera lo scorso anno, imposta da Salvini a Panama. Ora ci riprovano.




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