«Non emigrate, si sta meglio in Africa»: l’ex clandestino cantante convince gli africani a non partire

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«Dobbiamo riflettere e capire che non è un nostro desiderio perdere la vita in un gioco, dobbiamo guardare alla nostra Africa. Ho avuto questa ambizione che mi ha portato a diventare immigrato clandestino… ma se avessi saputo non sarei mai partito. Mi chiedo se è davvero il mio destino scappare dalla polizia, cucinare nella stessa stanza in cui dormo, non avere una doccia e neppure la colazione. E quindi caro fratello, l’immigrazione clandestina non è la soluzione».

Abdul Embalo è un gambiano di 27 anni, è un ex clandestino che ora canta contro l’emigrazione. A ritmo di musica pop prova a convincere gli africani a restare in Africa perché «l’immigrazione non è la soluzione». Grande.

Aveva 24 anni quando, nel 2016, decise di partire per l’Italia dalla Guinea-Bissau insieme ad un amico. Un viaggio è durato tre mesi e lo ha portato prima in Senegal, poi in Mali, in Burkina Faso, in Niger e, infine, in Libia.

Lì ha deciso che doveva tornare indietro.

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E così ha chiesto di rimpatriare. In Niger l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) lo ha aiutato nel processo di rimpatrio. Poco dopo il rientro in Guinea, Abdul, con l’aiuto di Mani Tese, un Ong italiana che aiuta gli africani a restare in Africa, ha partecipato a corsi di informatica e di cucito.

E poi ha cominciato a cantare, a scrivere canzoni mettendo in musica quello che ha vissuto. «Vorrei usare la mia musica per sensibilizzare i giovani come me sui rischi della migrazione irregolare».

Gli africani devono comprendere che gli immigrazionisti non sono solo nemici nostri, sono anche nemici loro. Lì usano per destrutturare le nostre società. Li traghettano perché vogliono manodopera a basso costo.

Le ong sono finanziate da speculatori internazionali che vogliono eliminare le frontiere e i popoli perché poi, loro, ‘puri’, potranno dominarli come un’oligarchia medievale.

Ps. Quello che si comprende anche dalle canzoni di questo ex clandestino: è che a casa loro sono abituati a stare piuttosto bene.




Un pensiero su “«Non emigrate, si sta meglio in Africa»: l’ex clandestino cantante convince gli africani a non partire”

  1. Che l’Italia sia un paese ormai dove vivere rasenta l’impossibile lo constatiamo sulla nostra pelle ogni giorno. Le istituzioni che dovrebbero essere al NOSTRO servizio ci ostacolano, sia con la burocrazia, che con leggi inique.
    Quest’oggi mi sono recata alle poste per una carta prepagata con cui ho avuto problemi, ho dovuto minacciarli di fare denuncia per omissione di atti d’ufficio se non portavano a termine la pratica arenata. Persino Martelli si è schierato dalla parte del giusto dicendo che così com’è la situazione è inamissibile e va sanata ma ci vogliono fior fiore di avvocati. Spiegatemi perché dovrebbero occuparsene dal momento che i loro 25.000 euro, più tutti i benefici della casta, gli arrivano ugualmente e puntualmente ogni mese.

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