Francia respinge tutti i clandestini in Italia grazie a trattato firmato da Prodi

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Il trattato bilaterale tra Italia e Francia risale al 1997, quando al governo c’era Prodi e al ministero dell’Interno un certo Giorgio Napolitano. L’accordo definisce la collaborazione tra polizie di frontiera nella gestione dei confini, in particolare nella lotta all’immigrazione clandestina.

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Dice che gli immigrati irregolari provenienti da uno dei due paesi e fermati nell’altro possono (devono) essere rimandati indietro. Sembra, in teoria, un patto equilibrato. Non lo è: perché, come avrebbe intuito chiunque, i clandestini sbarcano qui, non in Francia. E così si crea un effetto imbuto.

Non a caso la Slovenia non ha firmato un simile trattato con noi. Al che ci si chiede perché il governo di sinistra abbia firmato, nonostante già all’epoca gli sbarchi erano un problema.

Questo trattato, insieme a quello di Dublino, che è UE, rende de jure (ma non di fatto ora che c’è Salvini) l’Italia il ‘campo profughi della Ue’.

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Non di fatto perché, ora, lo smantellamento del business dell’accoglienza ha costretto migliaia di clandestini a lasciare l’Italia. Ci sono statistiche. E i trattati impongono dei reingressi contingentati, quindi come svuotare il mare con un cucchiaino: Merkel ce ne può mandare qualche centinaio al mese, ma se ne escono migliaia, non finirà mai.

Appunto per questo Framania dovrebbe smettere di fare la guerra all’Italia e collaborare per riportare i clandestini nel luogo che compete loro: in Africa e Asia. Non in Italia. Non in Francia. Non in Germania.

Ma rimane comunque la domanda: perché Prodi ha firmato quel trattato totalmente sbilanciato?




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