“Quando mi hanno fermato in Italia mi hanno portato in Questura e mi hanno preso le impronte digitali. In Slovenia non l’hanno fatto”.
A parlare è un clandestino pakistano giunto a Trieste dopo aver attraversato l’Asia prima e la rotta balcanica poi, durante un’intervista televisiva andata in onda nei giorni scorsi.
A confermare questa prassi è Kristjan Pahor, ex militare sloveno: “La nostra polizia più volte gira la testa davanti ai migranti che attraversano la Slovenia perché c’è carenza di organico e attrezzature tecniche; è possibile che il regolamento di Dublino venga rispettato parzialmente”, ha dichiarato.
Non è per “carenza di organico”: è che chi li identifica, viene considerato “primo luogo di sbarco”, e così, per il famigerato Trattato di Dublino, è come se fosse sposato a vita col clandestino.
“Chiedo al governo di verificare la veridicità di queste accuse, perché se fossero confermate ci troveremmo non solo di fronte alla violazione delle norme europee, ma al tradimento degli accordi di collaborazione tra Italia e Slovenia. Bene le pattuglie miste, bene il controllo congiunto delle aree confinarie, ma mi meraviglio che un governo sovranista come quello italiano permetta a un Paese nostro vicino di prendersi gioco della nostra Regione, del nostro Stato e delle intese europee”. Così il deputato Roberto Novelli depositando un’interrogazione al ministero dell’Interno incentrata sulle affermazioni riportate nel servizio televisivo.
“I numeri parlano chiaro: 270 migranti rintracciati in Friuli-Venezia Giulia nel solo mese di giugno, circa 1100 da gennaio ad oggi, contro i 446 del 2018. Tutti dopo aver percorso la rotta balcanica, molti veri e propri fantasmi: fermati negli altri Stati di transito, ma non identificati, facilitando il loro arrivo in Italia. Violazioni e furberie che, se confermate, non sono ammissibili. Come non è ammissibile che il governo italiano non prenda posizione. Per questa ragione ho chiesto al ministero dell’Interno di rispondere a due semplici domande: se al Viminale sono a conoscenza dei fatti così come riportati da testimoni diretti, e in caso affermativo quali iniziative intende prendere per richiamare la Slovenia al rispetto del Regolamento di Dublino e degli accordi di collaborazione con l’Italia”, conclude il deputato friulano.
Ecco perché è necessario il muro. Non possiamo dipendere da un Paese straniero, che tra l’altro occupa terra italiana, per la nostra sicurezza.
Attento “Friuli dell’est” che io sono settant’anni che mi alleno a dire “viva Lubiana italiana”. (Zivio Ljubljana Italianski)