“Pare che le parrocchie non siano così entusiaste di accogliere le miriadi di presunti profughi, in realtà invasori economici, che il Vaticano e Papa Bergoglio sembrano voler destinare alla povera penisola italiana”.
Scriveva Alessandro Meluzzi su Il Tempo, attaccando Bergoglio senza troppi giri di parole: “Anziché occuparsi del suo gregge e cercare di garantirne la stabilità nella vita e nella fede, sembra pensare di poter partecipare attivamente, anzi entusiasticamente, a quel piano – non si sa se voluto da George Soros o da chissà chi – per una sostituzione etnica che, approfittando di una certa debolezza demografica degli Italiani, li vuole sostituire con una indifferenziata orda di afro-islamici”.
E “in questo disegno le parrocchie dovrebbero svolgere la funzione di contenitore testa di ponte che ha reso, almeno per una prima frase, alle Caritas diocesane e alle cooperative bianco-rosse capitali per circa due miliardi di euro di introiti. Parliamo di cifre colossali”.
“Insomma, vanno bene gli aitanti parroci africani che insidiano le mogli della comunità, vanno bene i parroci che si immergono nelle piscine con giovani immigrati ma va un po’ meno bene che le parrocchie debbano trasformarsi in qualcosa che oggettivamente non sono e non potranno essere mai: avamposto e punto di sbarco della distruzione della civiltà europea e cristiana”.
Così scriveva Meluzzi un anno fa. Da allora, questo piano di sostituzione etnica con l’utilizzo della rete di parrocchie come caserme dell’invasione ha subito un intoppo: Salvini.
La chiusura dei porti ha devastato il business dell’accoglienza e rallentato il progetto di sostituire gli italiani con l’orda afroislamica: sbarchi ridotti da 170mila nel 2017 a poco più di 3mila quest’anno, presenza di richiedenti asilo in ‘hotel’ dimezzata a poco più di 100mila presenze.
Questo ha scatenato la furiosa reazione della Chiesa Spa. Ma ci sono anche tantissimi parroci che stanno ostacolando il piano del loro boss. Resistete. Dio è con voi.