«Le norme ordinarie potrebbero essere inadeguate a fronteggiare fenomeni particolarmente gravi come quelli che si stanno verificando nel distretto pratese». Così Francesco Marini, vicepresidente di Confindustria Toscana nord (Prato, Pistoia, Lucca), usa impropriamente il condizionale per l’incredibile vicenda della Superlativa, tintoria cinese di Prato controllata dalla squadra interforze il 10 luglio scorso, dopo la protesta organizzata dagli schiavi pachistani che accusavano la proprietà di sfruttamento. Come se si potesse intuirlo prima che tutte le ‘imprese’ cinesi sfruttano manodopera clandestina.
Il blitz ha rilevato 15 lavoratori senza contratto, di cui sei clandestini, e ha portato l’Ispettorato del lavoro a sospendere l’attività. La Procura ha aperto un’inchiesta e ha denunciato il titolare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della manodopera.
Ma dopo sole 24 ore, la tintoria Superlativa ha riaperto dopo aver pagato una sanzione e regolarizzato i lavoratori in nero. Era la terza volta che accadeva, dopo analoghi controlli e sanzioni nel 2016 (trovati 21 lavoratori irregolari) e nel 2018 (trovati 15 dipendenti in nero, cinesi clandestini). Prima ancora, nel 2015, l’azienda era stata sfiorata da una vicenda dai contorni poco chiari, con movimenti societari che si incrociavano con il mancato pagamento di ingenti bollette del gas – si parlava di un milione di euro – da parte, formalmente, di un’altra tintoria cinese.
«Cos’altro deve accadere perché la Superlativa cessi di nuocere?», si chiede ora Francesco Marini sottolineando che ora «siamo alla recidiva della recidiva». «Se la ripresa dell’attività è avvenuta nel rispetto delle norme, come sicuramente è se le autorità l’hanno consentita, allora c’è qualcosa che non va nelle norme – afferma il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord – o quantomeno, le norme ordinarie potrebbero essere inadeguate a fronteggiare fenomeni particolarmente gravi come quelli che si stanno verificando nel distretto pratese. In ogni caso quanto sta accadendo alla Superlativa suona come una beffa per le tante aziende che agiscono correttamente».
Per Confindustria «questa situazione non è accettabile: abbiamo sempre sollecitato un’azione forte e incisiva di controllo di queste patologie economiche e sociali, ma a quanto pare questo non basta: ormai bisogna chiedersi se per Prato non occorrano norme speciali».
Prato è ormai una provincia cinese. E invece di rastrellamenti nelle ‘imprese’, il governo firma la ‘via della seta’.
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