Crollo sbarchi: risparmiati 1,5 miliardi grazie a porti chiusi

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La politica dei porti chiusi è anche un grande affare per i contribuenti. Non fatevi fregare dalla propaganda degli ‘sbarchi che continuano’, sono gli effetti residuali della politica scellerata del PD. Ci vorrà tempo per azzerarli.

Ma intanto:

Sul fronte dell’accoglienza dei fancazzisti verranno risparmiati oltre 1,5 miliardi di euro.

Sono stime contenute nel dossier “Un anno al Viminale di Matteo Salvini”. La previsione di risparmio per il 2019 è di oltre 375 milioni di euro, per il 2020 è invece di 550 milioni e di 650 milioni annui a decorrere dal 2021. Questo, se tutto rimane come adesso.

“Tale significativo risultato – si legge nel documento – è stato ottenuto a seguito della diminuzione di stranieri presenti nel sistema di accoglienza per l’effetto della diminuzione degli sbarchi (-87,2% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente)” e “dell’abbattimento dell’arretrato in materia di istanze di protezione internazionale (68.007 istanze pendenti al 10 maggio 2019, a fronte delle 135.337 istanze pendenti all’1 giugno 2018 pari a -49,75%)”.

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Tra i provvedimenti adottati vengono ricordati la direttiva del 4 luglio 2018 per la riduzione dei tempi per l’esame delle istanze di asilo, ai quali è strettamente collegata la durata della permanenza nei centri di accoglienza; la direttiva del 23 luglio 2018 in materia di razionalizzazione dei servizi di accoglienza, con la previsione di una differenziazione di servizi offerti in relazione alle fasi dell’accoglienza dei migranti.

Da ricordare anche il decreto del ministro dell’Interno del 20 novembre 2018 con cui è stato approvato il nuovo schema di capitolato di appalto per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al funzionamento dei centri di accoglienza, con un risparmio di spesa da euro 35 a un costo medio giornaliero di euro 21,35 per le unità abitative con capienza massima di 50 posti, di euro 26,35 per i centri collettivi con capienza fino a 50 posti e di euro 25,25 per i centri collettivi con capienza da 50 a 300 posti”.

Ad oggi sono scesi sotto i 114mila gli immigrati presenti nel sistema d’accoglienza italiano, in calo continuo rispetto ai 133.061 del 31 dicembre 2018, ai 167.723 dell’1 giugno 2018, quando Salvini è diventato ministro.

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Sono comunque numeri vergognosi. Gli italiani costretti a mantenere un esercito di fancazzisti per lo più nigeriani e pakistani in attesa che scada il loro permessino umanitario abrogato dal Decreto Salvini.

Sono i dati forniti dal capo Dipartimento immigrazione del ministero dell’Interno, prefetto Michele Di Bari, in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera che ha avviato un’indagine conoscitiva in materia di immigrazione. Alla flessione delle presenze si accompagna anche un’enorme riduzione della spesa per i centri: da 1 miliardo e 675 milioni di euro della legge di bilancio 2018 a 1 miliardo e 300 milioni di euro per il 2019. Che scenderanno ulteriormente se i porti rimarranno di fatto chiusi e si confermerà l’attuale calo di quasi il 90 per cento degli sbarchi.

Il tracollo degli sbarchi ha portato anche ad un calo delle strutture d’accoglienza: quelle statali sono scese da 15 a 12 nell’ultimo anno, mentre i Cas (Centri di accoglienza temporanea) sono passati da 9.282 a 7.593. La strategia, ha spiegato il prefetto, è stata quella di ridurre i centri di grandi dimensioni: lo svuotamento di quello di Mineo (Catania) è previsto dopo l’estate ed in prospettiva si punta a chiudere anche quello di Borgo Mezzanone (Foggia).

Rendiamoci conto, in pochi anni il Pd ha disseminato per l’Italia 9.282 centri di accoglienza tra hotel, agriturismo, appartamenti e altro. Mostruoso.

Sinceramente, il piano Salvini è troppo lento, andrebbero chiusi, tutti, per decreto. Perché i pensionati italiani devono mantenere decine di migliaia di giovani maschi afroislamici che, oltretutto, già sappiamo non essere profughi ma clandestini, in attesa di risposta da commissioni territoriali?