Volontario: “Per i profughi abbiamo trascurato i senzatetto italiani”

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In questi anni non si è parlato abbastanza del danno arrecato ai nostri poveri, trovatisi improvvisamente a dovere condividere quel po’ di assistenza che avevano con una massa crescente di clandestini, che lo Stato definiva, e ancora in parte definisce, ‘richiedenti asilo’.

E non parliamo dello stato sociale, quello è un danno fatto a tutti noi, a cominciare dalle classi che Lerner definirebbe ‘subalterne’.

Ci riferiamo in particolare ai più disperati tra i disperati che sono finiti in secondo piano anche nell’assistenza minima. Complici anche le cosiddette associazioni benefiche.

Come a Milano.

«Ho aspettato un paio di ore – raccontava tra gli altri Alessandro Marcolin, un senzatetto italiano – poi ci ho rinunciato. Anche altri come me, si sono lamentati della poco assistenza di questi giorni. La colpa? L’emergenza profughi. Arrivano a centinaia e sono tutti impegnati a soccorrere loro».

Erano ‘tutti impegnai a soccorrere loro‘. Niente cibo per i poveri italiani.

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I City Angels, la Caritas, i frati Francescani, la Croce Rossa e Progetto Arca pensavano e pensano solo ai clandestini africani.

E il fondatore dei City Angels, Mario Furlan, ammetteva candidamente la scelta:

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«Il Comune coordina le associazioni, indicando dove trovare i senzatetto. Ma in questi giorni di continua emergenza profughi, a volte gli orari cambiano e, a volte, si salta il giro per andare incontro alle centinaia di africani che arrivano qui. Se prima avevamo cibo e vestiti per 200 persone, adesso ne abbiamo solo per 100».

«E’ chiaro che stiamo trascurando gli ospiti dei centri di accoglienza».

Bravi.

E’ del resto un esito inevitabile: viviamo in un mondo con risorse finite, se si sommano i ‘bisognosi’ stranieri a quelli italiani, e le risorse rimangono le stesse, allora i bisognosi italiani lo prendono dove non si dice. Questo vale anche in generale: più immigrati, meno risorse per noi.

Ovviamente, un patriota sceglierebbe di aiutare prima i disperati italiani, esattamente come un padre sfamerebbe prima i propri figli di quelli del vicino.