L’ambasciatore del Bangladesh in Libia, Sekander Ali, salito a bordo della nave sabato scorso, starebbe lavorando per convincere i 64 bengalesi, tra i quali 32 minori non accompagnati, ad accettare l’ipotesi del rimpatrio volontario, come già fatto per nove egiziani, un marocchino e un sudanese. A sostenere che i bengalesi abbiano invece già accettato tale ipotesi è il presidente dell’Osservatorio tunisino per i diritti umani, Mustapha Abdelkebir, che riferisce all’agenzia di stampa tunisina Tap che la visita dell’ambasciatore per la seconda volta nella regione testimonia l’importanza attribuita al problema dei migranti e la volontà di ciascuna delle parti di assumersi le proprie responsabilità e svolgere il proprio ruolo in un’azione congiunta.
La situazione dei migranti a bordo della #Maridive601 davanti alla #Tunisia si è sbloccata: i 75 saranno sbarcati e immediatamente rimpatriati (rimpatrio volontario) verso i Paesi di origine, ovvero Egitto, Marocco e Bangladesh (Stati non in guerra, democratici e con ambasciate) pic.twitter.com/Yc1CVEhdPJ
— Francesca Totolo (@francescatotolo) June 17, 2019
“Vogliamo andare in Europa, non vogliamo cibo, non vogliamo stare qui, vogliamo l’Europa”.
E’ quanto urlanvano in un video, pubblicato sulla pagina Facebook dell’ong ‘Forum tunisino per i diritti economici e sociali’ (Ftdes), i 75 clandestini a bordo del rimorchiatore Maridive 601 che li aveva soccorsi al largo della Libia e rimasta più di due settimane alla fonda al largo di Zarzis in attesa dell’autorizzazione ad entrare in porto.
A bordo del rimorchiatore Maridive 601, battente bandiera del Belize, secondo l’Oim c’erano 64 bengalesi, 9 egiziani, un marocchino, un sudanese.
Questi bengalesi hanno rotto le palle, sono come una pestilenza biblica.
Queste sono truppe di invasione. E’ ora di finirla, gli invasori si riportano a casa loro. Come fa la Tunisia. E ora la domanda è: perché noi non facciamo lo stesso quando sbarcano?