Sea Watch minaccia l’Italia: Finanza a bordo notifica divieto di sbarco

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Probabilmente, nei confronti di Sea Watch si potrebbe anche configurare il reato di ‘stalking’. Sono ormai giorni che la nave dei trafficanti umanitari molesta l’Italia e Lampedusa con una presenza ai limiti delle acque territoriali che simula il comportamento degli squali.

Esigono lo sbarco:

Questo dopo avere chiesto e ottenuto dalla Libia un porto sicuro:

Sea Watch, subito dopo avere sottratto il carico alla guardia costiera libica, infatti, chiese un porto sicuro alla Libia, contando sul fatto che non l’avrebbe ottenuto:

Invece l’ha ricevuto: Tripoli.

A quel punto, la Sea Watch ha fatto marcia indietro rifiutandosi di sbarcare i clandestini nella capitale libica:

Con la scusa che Tripoli, dicono loro, non sarebbe un porto sicuro. Speravano che dicessero di no.

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Ma a Tripoli non c’è la guerra. Ci sono scontri tra clan in una zona desertica a sud della capitale libica. Il resto della Libia è tranquillo.

E questo è il centro di detenzione per i clandestini nei pressi di Tripoli, dove andrebbero a finire quelli della Sea Watch:

C’è anche l’Onu.

Intanto a Tripoli. E’ assalto alle spiagge. Di villeggianti.

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Ora, se qualcuno si mette in viaggio dalla Nigeria e dal Bangladesh per andare in Libia e prendere un barcone: sono cazzi suoi, se è ‘pericoloso rimandarli indietro’. Ma, oltretutto, non è nemmeno pericoloso. Tranne il fatto che potrebbero finire colpiti da qualche moto d’acqua.

Con Sea Watch siamo in presenza di terroristi umanitari che usano i clandestini come bombe: contano su Patronaggio. Vogliono ripetere la stessa scenetta dell’ultima volta: penetrare le acque nei pressi di Lampedusa, che cade nella giurisdizione della toga rossa, e poi scatterebbe il solito trucco del sequestro probatorio di qualche giorno.

Vogliamo che qualche magistrato onesto indaghi sul perché ripeta coattivamente gli stessi sequestri burla permettendo così lo sbarco dei clandestini e poi dissequestri le navi pur sapendo che con quelle verrà reiterato lo stesso reato su cui ‘indaga’! C’è del marcio ad Agrigento.

Perché quello che è accaduto ha tutti i crismi di un atto illegale. Un magistrato di estrema sinistra che ordina lo sbarco, col solito trucco del sequestro probatorio e poi scatta il dissequestro, nonostante l’atto politico di chi è stato eletto dagli italiani di chiudere i porti.

La sinistra vuole governare attraverso le toghe rosse.

Il fatto che un’organizzazione privata tenti, con successo, di imporre ad uno Stato sovrano una politica migratoria opposta a quella votata dalla maggioranza degli elettori, è un atto di terrorismo politico. E’ eversione.

Quelli della Sea Watch non sono pirati, come dice Salvini, sono terroristi. Solo che, invece delle bombe, usano i clandestini. E con i clandestini vogliono sovvertire l’ordine democratico.




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