Quelle che seguono, non sono foto da Islamabad o Tunisi, ma da Dwewsbury, città del nord dell’Inghilterra, una volta importante centro tessile:
E’ da questa città che partì il più giovane kamikaze islamico con cittadinanza britannica: http://voxnews.info/2015/06/14/islamico-inglese-di-17-anni-si-fa-esplodere-in-raffineria-video/
In quest’altra foto, sullo sfondo di una delle tante moschee cittadine, Jean Wood, vedova di 75 anni, che vive nella frazione di Savile Town, che tempo fa raccontò in un’intervista come la piccola città sia totalmente cambiata in pochi anni: da avere vicini solo inglesi, ad essere ormai un ‘piccolo pakistan’.
E sta avvenendo in tutta Europa. Ci stanno invadendo e islamizzando sotto i nostri occhi.
La donna si diceva determinata a trascorrere il resto dei suoi giorni a Savile Town, dove è cresciuta ed è andata a scuola. E dove si è sposata nella chiesa parrocchiale quasi mezzo secolo fa.
Ma lei è l’ultima. L’ultima degli inglesi, in quello che appare sempre più un genocidio che si estende come un tumore in tutta Europa.
Sono sempre di più le aree dove gli immigrati diventano maggioranza. Circondando letteralmente chi non può spostarsi (poveri, anziani) da quartieri che diventano sempre più invivibili. Perché multietnico e degradato sono sinonimi.
Una islamizzazione che si estende a macchia d’olio. In tutta Europa: il più alto rappresentante musulmano in Francia ha ‘invitato’ i francesi a trasformare le chiese cattoliche non utilizzate in moschee.
Secondo lui, sono necessarie almeno altre 5.000 moschee in Francia, che ha la popolazione musulmana più grande d’Europa.
“E ‘una questione delicata, ma perché no?”, disse, Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi e presidente del Consiglio francese del culto musulmano, a radio Europe 1.
Perché no?
Ci sono attualmente oltre 2.500 moschee in Francia e altre centinaia in fase di realizzazione: una vera e propria invasione. Ma non bastano.
Perché con oltre 5 milioni di musulmani in Francia, che aumentano ogni anno, sono necessarie almeno 5.000 moschee, secondo Boubakeur.
Durante l’intervista con la radio francese ha citato l’esempio della trasformazione di una chiesa in moschea a Clermont-Ferrand, avvenuto nel 2012.
Islamizzazione selvaggia.
Ci stiamo facendo invadere ‘pacificamente’. Arrivano come ‘profughi’, contando sulla stupida collaborazione di presunti volontari, e occupano. Occupano la nostra terra sotto i nostri occhi. Arrivano, soprattutto, con i ricongiungimenti familiari: in Italia, ogni anno, entrano così oltre 200mila afroislamici!
Noi, come le nostre imprese, moriamo, e loro arrivano e si moltiplicano. Questo è un genocidio, identico a quello che sta avvenendo in Tibet per mano cinese. Solo che noi ce lo stiamo imponendo da soli, vittime di una patologia autoimmune: il senso di colpa che ci impone di accogliere il mondo. E morire.
Chi li aiuta. Chi li raccatta. Chi li sostiene. E’ un collaborazionista. Come tale va trattato.
E come tale va trattato anche chi non abroga i ricongiungimenti familiari.
Perché non illudetevi: l’Italia non sopravviverà alla scomparsa degli italiani. Gli individui non sono intercambiabili. I popoli non sono intercambiabili.
Lo sapevano anche i patrioti del Risorgimento: sì, doveva essere fatta l’Italia, ma gli Italiani la pre-esistevano in quanto popolo, etnia. Fatta di sangue e cultura. Da secoli. Dall’epoca di Augusto. Il luogo dove erano nati li aveva plasmati, nei millenni. Non sei medico solo perché nasci in ospedale.
Manzoni (“una [l’Italia] d’arme, di lingua, d’altare /Di memorie, di sangue e di cor”), a Gioberti (“v’ha bensì un’Italia e una stirpe italiana congiunta di sangue, di religione, di lingua scritta ed illustre”) fino a Francesco De Sanctis (“saremo una nazione di ventisei milioni di uomini, una di lingua, di religione, di memorie, di coltura, d’ingegno e di tipo”) e Cavour (“una [l’Italia] la rendono la stirpe, la lingua, la religione, le memorie degli strazi sopportati e le speranze dell’intiero riscatto”).
Terra. Sangue. Cultura. Sono elementi inscindibili. L’idea che li sottende non è negoziabile. Non è mutabile per legge.
Quando, dopo l’Unità d’Italia, si discussero in parlamento le norme sulla cittadinanza, un patriota, Stanislao Mancini disse: “l’uomo nasce membro di una famiglia, e la nazione essendo un aggregato di famiglie, egli è cittadino di quella nazione a cui appartengono il padre suo, la sua famiglia. Il luogo dove si nasce, quello dove si ha domicilio o dimora, non hanno valore né significato. E sia lode al novello Codice, il quale ha reso omaggio a questo grande principio pronunciando essere italiano chi nasce, in qualunque luogo, da padre italiano, cioè di famiglia italiana”.
Perché ‘chi sei’ non dipende da una tua scelta. E’ una realtà oggettiva. Esattamente come l’essere maschio o femmina. Anche questo concetto sotto l’attacco dell’entropia moderna. Perché vogliono l’uomo senza identità. Il suddito perfetto.
Avranno la guerra. Perché alcuni non si arrendono. E non si arrenderanno mai. Perché se ci arrendiamo noi, non ci sarà più Italia. Ma una propaggine dell’Africa sepolta sotto milioni di islamici urlanti.
I negri sono uno dei sintomoi, non la malattia, che come sappiamo è innominabile. Possiamo solo fare 5 figi bianchi ciascuno e sperare che la società merdosa non e li corrompa troppo, e sperare. Ma per me forse è tardi… 🙁