Asilo politico ai pakistani: “Ora faremo arrivare i nostri figli”

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Rashid Kaleem e la sorella Quratulian hanno diritto all’asilo politico. Il verdetto è arrivato l’altro giorno, dopo un iter di due anni. I due sono originari del Punjab, una regione del Pakistan. Dal primo giugno del 2017 sono ospiti del Cas di Ostana: il centro di accoglienza straordinario attivato dal Comune su richiesta della Prefettura, nei mesi in cui il Pd traghettava clandestini senza soluzione di continuità. Dal 30 giugno il Cas però chiuderà. Oltre ai due fratelli in paese ci sono altri 4 richiedenti asilo pakistani, che non hanno però ancora avuto il riconoscimento.

I piddini locali volevano trasformare il paesino nella ‘Riace del nord’. Non potranno farlo. Ma, ci chiediamo: quanto deve essere corrotta, una commissione territoriale, per concedere asilo politico a due pakistani? Il Pakistan non è in guerra. Elegge un Parlamento. Ha un programma nucleare: perché dobbiamo mantenere dei pakistani?

La cura Salvini, evidentemente, non è ancora arrivata in profondità.

«L’arrivo dei migranti con i barconi – dice Enrica Alberti, referente del Cas e volontaria a pagamento – era vissuto come un problema nazionale e come comunità volevamo fare la nostra minuscola parte. L’idea è che l’accoglienza diffusa, numeri bassi in Comuni piccoli, sia una risposta efficace. Ci siamo ispirati all’esperienza di Riace. Una buona pratica risultata vincente». Ieri l’hanno detto anche i cittadini di Riace…

Rashid e Quratulian hanno frequentato corsi di italiano e ora sono in terza media. Tra poche settimane avranno l’esame. Da mesi lavorano in una struttura agrituristica del paese: lui come operaio agricolo, lei in cucina. «Siamo arrivati dalla Libia con un barcone – raccontano – che è stato soccorso dalla ong Open Arms. Siamo dovuti fuggire dal Pakistan perché siamo musulmani Ahmadi, la comunità più perseguitata del Paese. Poi siamo stati spostati al centro di accoglienza di Settimo. Dopo quattro mesi eccoci qui a Ostana».

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«Non parlavamo italiano e poco inglese – proseguono -. Oggi con la lingua ce la caviamo, siamo integrati,

lavoriamo, vogliamo prendere la patente, ci trasferiremo in un alloggio nella borgata capoluogo (oggi tramite il Cas hanno una casa in una borgata più a monte) e avvieremo le pratiche per il ricongiungimento famigliare». Rashid è sposato e ha due figli di 8 e 4 anni.

Quindi, ricapitolando: loro sono fuggiti perché perseguitati, ma Rashid ha lasciato i figli di 8 e 4 anni nella persecuzione? Ma ci prendete per scemi come quelli della commissione territoriale?

Se non blocchiamo i ricongiungimenti familiari, a breve saremo invasi da milioni di musulmani. Basti pensare a tutti i ‘profughi’ del Pd.

Per gli altri 4 richiedenti asilo il futuro è incerto . «Per tre stiamo aspettando il verdetto – aggiunge Alberti -, mentre per il quarto la pratica è ancora indietro. Non sappiamo cosa ne sarà di loro. La convenzione del Cas scade tra poco più di un mese e non la rinnoveremo perché con i tagli imposti dal Decreto Salvini non riusciamo più a coprire le spese per l’integrazione. Qui il centro è gestito dal Comune e nessuno, ovviamente, si è arricchito. Le risorse dello Stato sono andate tutte al territorio: abbiamo pagato un’insegnante, l’avvocato, il mediatore, gli affitti, fatto la spesa. Ora questi soldi non ci saranno più. Non si capisce perché si sia voluto smantellare un sistema che funzionava e funziona».

Gli italiani hanno votato e chiesto di chiudere. E’ ora di farlo.




Un pensiero su “Asilo politico ai pakistani: “Ora faremo arrivare i nostri figli””

  1. Perché? Perché tutti i bastardi Rossi mantengono e danno la casa a cazzo dì marocchini di merda e immigramerde varie ormai è la prassi che gli venga un kanker

I commenti sono chiusi.