E’ EMERGENZA TOGHE ROSSE: VOGLIONO FARE FUORI SALVINI

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Ormai il fine è chiaro: impedire il trionfo di Salvini alle elezioni del 26 maggio. Come altrimenti interpretare l’assedio giudiziario alla Lega, spuntato dal nulla a pochi giorni dal voto?

Attacco che non si limita solo al movimento di Salvini, ma a tutta quell’area che si oppone alla depredazione etnica della nazione. Di poco fa la notizia di decine di patrioti indagati per essersi opposti ai rom della Raggi.

In principio fu il caso Diciotti. Da allora le toghe rosse non hanno avuto requie, provando in tutti i modi a bloccare l’avanzata populista. Prima Siri, con una bizzarra telefonata in assenza di reato. Ora il sindaco di Legnano che avrebbe assunto il figlio di un candidato sconfitto in cambio dell’appoggio al ballottaggio (in questi casi, una magistratura non politicizzata, aspetta il giorno dopo le elezioni, visto che non cambiava nulla: invece si vuole fare un danno, se poi è innocente l’obiettivo è raggiunto comunque), e il caso dei viaggi aerei di Salvini, che la Polizia ha subito dimostrato essere, ovviamente, legittimi.

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C’è un attacco in corso: è un attacco alla democrazia e al processo elettorale.

Le Ong raccattano clandestini. Gli speculatori fanno salire lo spread. Facebook e Soros cancellano pagine a sostegno della Lega. Non è un caso, vogliono che Salvini non trionfi. E useranno ogni mezzo.

E qui arriviamo ad un problema che è un’emergenza: in Italia i magistrati, a differenza degli Usa, non sono eletti, perché ‘apolitici’. Questo, in teoria, dovrebbe garantire l’indipendenza della magistratura che dovrebbe applicare la legge. Purtroppo, in molti casi, così non è, e abbiamo il peggio: magistrati non eletti che fanno politica e sono ‘irresponsabili’.

Perché quando i magistrati fanno politica senza essere eletti, attraverso indagini e persecuzioni giudiziarie, allora non è più indipendenza, diventa eversione.