Macron e Facebook vogliono censurare la Rete: Trump si oppone, e l’Italia?

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Per decenni i terroristi islamici hanno usato facebook per organizzare e propagandare le proprie stragi, che hanno commesso a migliaia, poi, un australiano si vendica, e loro scoprono che si devono eliminare i contenuti estremistici dal web…

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Gli Stati Uniti non aderiscono al famigerato Christchurch Call, un memorandum di censura online voluto dal presidente francese Emmanuel Macron e dal premier neozelandese Jacinda Ardern (quella che si è velata per settimane) sulla scia dell’attacco del 15 marzo scorso contro una moschea nota per avere dato riparo a due membri di Al Qaida.

La carta dice di “mirare a eliminare contenuti estremistici violenti e terroristici da Internet”, in realtà, punta a censurare la rete. Non è un caso che a farlo sia il milf worshipper Macron, che vuole così annientare i gilet gialli.

“Sebbene gli Stati Uniti non siano attualmente in grado di aderire, continuiamo a sostenere gli obiettivi generali rappresentati dall’appello”, afferma la Casa Bianca in un comunicato. Gli Stati Uniti spiegano la rinuncia a sottoscrivere l’appello con il rispetto della “libertà d’espressione”. Che negli Usa è sacra e che i colossi del web violano sistematicamente.

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La Casa Bianca specifica che pur essendo impegnata in prima linea a “combattere i contenuti terroristici su Internet”, gli Usa continuano nella stesso tempo “a rispettare la libertà di espressione e di stampa”.

L’amministrazione Trump aggiunge che gli Stati Uniti incoraggiano i colossi del web “a far rispettare le regole che vietano l’uso delle loro piattaforme a scopi terroristici”. Ma terroristici, come non hanno mai fatto. Non le parole. Tra gli i firmatari dell’appello figurano Facebook, WhatsApp, Instagram, Google, YouTube, Amazon, Microsoft, Qwant, Twitter e DailyMotion. Roba da Stasi.

Tra i Paesi che hanno sottoscritto il documento, oltre a Francia e Nuova Zelanda, ci sono anche Canada, Irlanda, Giordania, Norvegia, Regno Unito, Senegal, Indonesia, Ue. In sostanza, i governi e i giganti di Internet promettono di compiere sforzi comuni volti ad “accelerare la ricerca e lo sviluppo” e “sviluppare procedure per rispondere in modo rapido, efficace e coordinato alla diffusione di contenuti terroristici e estremisti violenti”.

Insomma, al di là di quello che scrivono, l’intento è creare un metodo tecnologico per rendere impossibile la diffusione di contenuti liberi in rete.