Sharia a Parigi, autista islamico caccia donna dal bus. “Hai la gonna troppo corta”

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La gonna è troppo corta e l’autista dell’autobus vieta a una ragazza di salire. In Francia, a Parigi.

Dove ormai, in molti quartieri, è in vigore la sharia. I mezzi pubblici nelle zone ‘islamiche’, infatti, sono stati ormai affidati ad autisti islamicii per accattivarsi il favore delle periferie multietniche ed evitare le sassaiole da parte dei ‘giovani’.

Non solo le ‘sassaiole’:

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“Pensa a vestirti come si deve”, le ha detto. E ha richiuso le porte.

L’episodio risale a martedì e quando il padre, un poeta algerino che vive a Parigi, ha raccontato quanto accaduto su Facebook, il social ha, ovviamente, cancellato il suo post. Perché ‘islamofobo’.

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“Mia figlia si trovava, insieme a un’amica alla fermata Botzaris vicino al parco delle Buttes Chaumont”, nel XIX arrondissement. Erano da poco passate le undici di sera. “Quando l’autobus è arrivato l’autista si è fermato, le ha guardate, ed è ripartito senza aprire le porte”. Le ragazze non si sono date per vinte e si sono messe a correre finché lo hanno raggiunto pochi metri più avanti, quando si è dovuto fermare perché il semaforo era diventato rosso. E, quando hanno chiesto all’autista perché non le avesse fatte salire, quello le ha gelate: “Pensate a vestirvi come si deve”.

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L’autista, “un maghrebino” dalla barba lunga, viene definito come un “islamista”. La Ratp lo avrebbe già identificato e avrebbe anche già fatto partire un’indagine, ma non ci sono immagini di videosorveglianza e così si sono appellati a testimoni:

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Auguri.

“Questo individuo, che guida un autobus pagato dalle mie tasse, ha impedito a mia figlia, titolare di un abbonamento valido e dunque in regola, di salire… soltanto perché indossava una gonna”, ha scritto Bencheikh in un post su Facebook che, però, è stato immediatamente censurato e ora non è più visibile.

L’episodio di martedì scorso non è un caso isolato. Nella periferia nord-orientale di Parigi le intimidazione sono all’ordine del giorno. Gli islamici più radicalizzati prendono di mira le donne: talvolta le aggrediscono verbalmente, altre volte le attaccano anche fisicamente. In un reportage pubblicato nel 2017 da Le Parisien, la giornalista Cécile Beaulieu aveva già raccontato che a Chapelle-Pajol “gruppi di dieci uomini soli, venditori ambulanti, spacciatori, migranti e trafficanti dettano legge nelle strade, molestando le donne”. “Centinaia di metri quadrati di asfalto abbandonati a soli uomini, dove le donne non sono più accettate”, denunciava. Le banlieue in mano agli uomini, per lo più arabi e africani, sono diverse. E a farne le spese sono sempre le donne. “Gli è proibito entrare nei caffè, nei bar e nei ristoranti – scriveva la Beaulieu – e non possono stare sui marciapiedi, vicino alla fermata della metro e nelle piazze”.

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Anche Samy Amimour, uno dei jihadisti che ha insanguinato il Teatro Bataclan. Dal 2010 al 2012, prima di andare in Siria a combattere con lo Stato islamico, era stato un autista della Ratp.

I sindacati francesi hanno permesso che musulmani radicalizzati si infiltrassero nell’azienda dei trasporti, che i depositi degli autobus si trasformassero in sale di preghiera e che le autiste venissero sempre più discriminate dai colleghi di fede islamica. Ma è impossibile impedirlo, quando diventano ‘cittadini’.

Volete vivere in una società del genere?

Nella stessa zona di Parigi, un giovane su due non beve alcol per “motivi religiosi”.




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