Bergoglio difende le invasioni: ​”Nazioni fatte da immigrati”

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“Tutte le nazioni sono frutto dell’integrazione di ondate successive di persone o di gruppi di migranti e tendono a essere immagini della diversità dell’umanità pur essendo unite da valori, risorse culturali comuni e sani costumi”.

A proferire queste deliranti parole Bergoglio durante l’udienza ai partecipanti l’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che si terrà fino a domani alla Casina Pio IV in Vaticano, ha duramente bacchettato quei partiti e movimenti che si fanno portavoce di istanze sovraniste e ha chiesto maggiore accoglienza per gli immigrati che partono alla volta dell’Occidente. “Uno Stato che suscitasse i sentimenti nazionalistici del proprio popolo contro altre nazioni o gruppi di persone verrebbe meno alla propria missione – ha tuonato – sappiamo dalla storia dove conducono simili deviazioni. Penso all’Europa del secolo scorso”.

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Secondo Bergoglio è “compito dell’autorità pubblica proteggere i migranti e regolare con la virtù della prudenza i flussi migratori, come pure promuovere l’accoglienza in modo che le popolazioni locali siano formate e incoraggiate a partecipare consapevolmente al processo integrativo dei migranti che vengono accolti”.

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“Il modo in cui una nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l’umanità. Ogni persona umana è membro dell’umanità e ha la stessa dignità. Quando una persona o una famiglia è costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità”, ha spiegato nell’udienza alla plenaria ribadendo che gli obblighi verso i migranti vengono declinati su quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. “Il migrante – ha, quindi, aggiunto – non è una minaccia alla cultura, ai costumi e ai valori della nazione che accoglie. Anche lui ha un dovere, quello di integrarsi nella nazione che lo riceve”.

Prenditeli in Vaticano. Una nazione rivela se stesse per il modo col quale respinge le invasioni e difende la propria identità. La frontiera, il limes, è ciò che ci definisce. Ed è un concetto profondamente cristiano, il ‘limite’, rispetto all’indeterminazione che porta con sé il concetto del ‘senza frontiere’.