Assange detenuto in condizioni spaventose dallo stato di polizia inglese

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Le condizioni di detenzione di Julian Assange nel carcere di massima sicurezza britannico di Belmarsh, accanto a criminali condannati per reati violenti e di terrorismo, sono “spaventose”.

Lo ha denunciato il direttore di Wikileaks e giornalista investigativo islandese Kristinn Hrafnsson.

Si ricalca così il ‘trattamento’ che lo stato di polizia britannico riservò alcuni mesi fa a Tommy Robinson, altro dissidente finito in carcere per avere liberato l’etnica di una gang di stupratori islamici: lo misero in un carcere di estremisti musulmani.

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Kristinn parlava a Londra a un folto gruppo di sostenitori dell’attivista australiano rimasti a protestare al grido di “giù le mani da Julian Assange” di fronte alla sede della Westminster Magistrates Court di Londra dopo la prima udienza tenutasi oggi sulla richiesta di estradizione negli Usa.

Il fondatore di Wikileaks viene tenuto “in isolamento” e in una situazione “inaccettabile”, ha detto Hrafnsson parlando al fianco dell’avvocato difensore Jennifer Robinson, in una struttura sovraffollata, aperta nel 1991 e indicata in un rapporto del 2018 come teatro di violenze crescenti.

Quello che sta accadendo ad Assange è il simbolo di una stretta sulla libertà di espressione che sta agendo a livello globale, soprattutto sui social.