Domenico piange quando deve far verbalizzare la frase: «Mi ha detto ‘Brutto finocchio di m…a, nel nostro Paese non sai quello che fanno a quelli come te’».
Domenico, 37 anni, palermitano, vive a Verbania.
Gli è stato consigliato di ‘cambiare aria’ dopo le botte che ha preso l’1 marzo del 2016, un martedì, in corso Mazzini. Dal 2009 lavorava all’Esselunga («Ero ausiliario addetto alle vendite nel reparto latticini») e arrotondava, facendo l’istruttore di fitness alla palestra Prima Classe con ingresso in vicolo Stella. Quella sera, a mettergli le mani addosso è stato Adnen Hamraoui, 35 anni, tunisino, frequentatore della palestra: un occhio pesto, naso e mascella rotti, contusioni alla testa e al torace, 25 giorni di prognosi.
«Una violenza inaudita e senza ragione, se non l’omofobia», testimonia Domenico nel processo iniziato ieri.
L’accusa è di lesioni. L’aggravante dell’omofobia non è stata contestata ad Hamraoui, perché è islamico e le solite associazioni gaie, non si sono nemmeno impegnate a porsi come parte civile come, invece, accade se qualcuno scrive che i gay non devono adottare bambini.
Se fosse servito a mostrare la verità al “camerata che sbaglia” sarei tutto sommato possibilista. Siccome il soggetto non ha cambiato idea posso solo dire Allah Snackbar.
Dubbio amletico: a chi darà ragione la magistratura?
All’immigrato (categoria che non ha mai torto) o al rigirato (categoria che è sempre nel giusto)?
Che match!