L’ultimo delirio di Bergoglio: “Mettiamo ponti ai porti”

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Con Bergoglio siamo oltre il fanatismo, siamo nello psichiatrico. La sua ossessione con l’immigrazione sfocia nel masochismo.

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Sul volo di ritorno dal Marocco: “Non entra nella mia testa veder affogare la gente nel Mediterraneo”. Basta non farli partire, genio.

Poi un attacco contro i populisti (la democrazia): “Sono l’inizio delle dittature”. L’unico dittatore sei tu, sovrano assoluto di uno Stato teocratico: il Vaticano.

Bergoglio, chi fa i muri ne resta prigioniero

Dice che “coloro che costruiscono i muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito”, e vive circondato da muri.

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Poi la richiesta stile bacio perugina: “Mettiamo ponti a porti”. Quindi parla dei populismi: “La paura è la predica usuale dei populismi, è l’inizio delle dittature”.

Mentre a una domanda sul Congresso della Famiglia di Verona spiega che di “politica italiana” non capisce. E ancora: “Non so cosa sia davvero. Ho letto la lettera del cardinale Pietro Parolin e sono d’accordo, è una lettera pastorale, di buona educazione”.

Rompe la palle con i porti, ma non parla di famiglia. Non è il Papa: è un tumore nel corpo della Chiesa.

Così sul volo di ritorno da Rabat, capitale del Marocco, secondo viaggio apostolico in un Paese dove i cristiani non possono predicare, e ai quali egli stesso ha chiesto di tradire il Vangelo: “Non fate proselitismo”.

E’ forse tempo di una seconda breccia di Porta Pia.




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