Sgozzato da profugo: fiaccolata per la vittima a Torino

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Grande partecipazione, lunedì sera a Settimo, alla fiaccolata per il 51enne Maurizio Gugliotta, vittima dell’omicidio al “Barattolo”, alla vigilia della sentenza del processo

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“Giustizia”, “Non c’è pace senza Giustizia”, “Giustizia non è mai vendetta”. Con striscioni eloquenti come questi lunedì sera, 18 marzo, oltre duecento persone sono scese in strada, a Settimo Torinese, per ricordare il loro concittadino Maurizio Gugliotta e per invocare, appunto, “Giustizia”, con la “G” maiuscola, alla vigilia dell’udienza decisiva del processo per il suo omicidio: domani, mercoledì 20 marzo, in Tribunale a Torino, è infatti attesa la sentenza nei confronti di Khalid De Greata, il giovane profugo nigeriano che il 15 ottobre 2017, al mercato del libero scambio di Torino, ha accoltellato a morte senza un apparente motivo il cinquantunenne operaio e padre di famiglia, ferendo anche l’amico che si trovava con lui.

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Un corteo di fiaccole silenzioso partito dall’abitazione della vittima, in via Verdi, che ha attraversato la città per poi raggiungere la piazza del municipio. In testa, la moglie, Carmela Caruso, e i tre figli, sostenuti da vicino anche dal dott. Ermes Trovò e dal dott. Giancarlo Bertolone, rispettivamente presidente e consulente personale di Studio 3A-Valore S.p.a., la società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che assiste i familiari della vittima.

Alla fine i commossi ringraziamenti della vedova agli amici che hanno organizzato l’iniziativa, a tutti i partecipanti e a tutti coloro che le sono stati e le sono vicini in questo momento. “Erano davvero in tanti, ho visto molti amici e conoscenti di mio marito ma anche persone che non lo conoscevano, cittadini comuni: grazie a tutti – ha commentato Carmela Caruso – Il messaggio forte lanciato da questa fiaccolata è che la gente c’è e vuole giustizia, come la vogliamo noi, e vuole anche che le cose cambino, che le leggi cambino, che i cittadini siano tutelati, che le pene per i crimini commessi siano giuste e certe. La rabbia è tanta. Anche se non sono molto ottimista per la sentenza”.

Il Pm della Procura di Torino titolare del procedimento penale, il dott. Gianfranco Colace, ha chiesto l’ergastolo per l’assassino, contestandogli l’omicidio aggravato dai futili motivi di Gugliotta e il tentato omicidio dell’amico, richiesta a cui si sono associate le parti civili che rappresentano la signora Caruso e i tre figli. Sul verdetto che dovrà pronunciare il giudice, dott. Stefano Vitelli, però, com’è noto, incombe come un macigno l’incognita della seminfermità mentale riconosciuta da due perizie psichiatriche all’imputato, che beneficerà anche dello sconto di pena previsto per il rito abbreviato.

Il timore della famiglia è che possa cavarsela con pochi anni di carcere e sarebbe un ulteriore schiaffo per i Gugliotta, che già hanno perduto all’improvviso e tragicamente il proprio caro e il loro sostegno economico, e che non potranno neppure essere risarciti dal killer, nullatenente. Oltre che dalla Giustizia, si aspettano un segnale anche dallo Stato, sin qui non pervenuto.