Saviano a processo per avere diffamato Salvini, lui grida al fascismo

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Roberto Saviano verrà processato con l’accusa di aver diffamato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Se ne è lamentato lo stesso Saviano dalle colonne di La Repubblica di questa mattina.

Saviano ha scritto il solito logorroico editoriale nel quale ha spiegato perché il processo ai suoi danni è pericoloso (non ridete) ma è anche un’opportunità per far uscire allo scoperto Salvini. Deve essere terrorizzato, il ministro.

“Confermo la notizia. Verrò processato. Verrò processato per aver definito il ministro dell’Interno “ministro della Mala Vita”. Ribadisco pienamente la mia definizione, ne difendo la legittimità e vado con serenità e con certa fierezza a farmi processare”.

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Beh, non crediamo che se qui ti definissimo ‘scrittore della malavita’, pur utilizzando un penoso artificio sintattico, non ci denunceresti. Hai fatto marcire in carcere quattro ragazzi per averti offeso su un sito, figuriamoci.

“Io, cittadino come tanti, come tutti, sarò processato; il ministro, invece, ha deciso di sottrarsi al processo, seriamente e giustamente spaventato dal fatto che la sua condotta nel caso Diciotti possa farlo condannare”.

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No. Salvini non ha agito da cittadino sulla Diciotti, ma nelle funzioni di ministro. Anzi: di ‘defensor patriae’, ergo, non deve essere processato, perché il suo è stato un atto politico.

Secondo Saviano, invece, saremmo tornati indietro all’epoca del fascismo, quando venne istituito nel 1931 il reato di offesa al Duce.

In realtà il reato di vilipendio esiste in Italia proprio nella Costituzione post-fascista. Ed è intollerabile. Ma in questo caso non è un reato di vilipendio, è diffamazione. Non puoi definire qualcuno ‘ministro della malavita’. Soprattutto se ti chiami Saviano.