L’Adnkronos oggi rivela il verbale (secretato) dell’interrogatorio del capo di gabinetto del ministero dell’Interno, il prefetto Matteo Piantedosi

C’era un “allarme generalizzato” sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c’era un “allarme specifico”, ma “il modello di comportamento” del Viminale teneva conto del pericolo: “c’è il tema di proteggere le frontiere”. E’ quanto detto ai magistrati di Catania – si legge sul verbale secretato risalente allo scorso 8 novembre – dal prefetto Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro Matteo Salvini, sul caso Diciotti.
Terroristi islamici sui barconi. A questo punto andrebbero arrestati i trafficanti delle ong che ne facilitano l’arrivo sulle nostre coste.
Dalle dichiarazioni di Piantedosi, riporta l’Adnkronos, emerge infatti un’altra verità: il capo di gabinetto ha affermato che “non c’è stata una specifica segnalazione di allarme sulle persone a bordo della Diciotti, ma la possibile presenza di soggetti pericolosi non si poteva escludere. Tanto che l’allarme di possibili infiltrazioni di radicalizzati sui barconi era suonata ufficialmente già a ferragosto, durante il comitato nazionale ordine e sicurezza, a San Luca”.
Il fatto è che, sebbene non vi fosse “un allarme specifico”, c’era comunque “un allarme generalizzato”: nei mesi precedenti, infatti, il ministero aveva ricevuto “segnalazioni generiche sull’allarme, da ultimo nel Comitato nazionale del 15 agosto”. Dunque nulla poteva essere escluso. “II modello di comportamento tiene conto anche di questo…- insiste Piantedosi – c’è il tema di proteggere le frontiere, la protezione delle frontiere anche dalla possibile verificazione di cortocircuiti di questo tipo”, cioè l’arrivo di soggetti pericolosi. Di esempi dell’arrivo “di possibili radicalizzati” ce ne sono diversi: “Anche casi che sono andati nelle cronache – ha spiegato Piantedosi ai magistrati – addirittura persone in precedenza espulse, soprattutto dalla Tunisia, espulsi per motivi di ordine pubblico, in quanto radicalizzati e poi rientrati attraverso gli sbarchi”.