Donne non vogliono fare l’assessore, ma Quote Rosa le obbligano

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Presto, in ossequio al politicamente corretto, obbligheranno le donne a fare certi lavori che non vogliono fare.

Prima vogliono le quote rosa, poi spariscono. “Assessore donna cercasi” è l’annuncio che il comune del Centro Valle Intelvi, una minuscola località sul lago di Como, ha messo sul sito dell’amministrazione. Questi i fatti: la giunta comunale del paese di 3500 consta di tre assessori uomini e una donna, in quanto solo una dei tre consiglieri di maggioranza si è resa disponibile per fare parte dell’esecutivo. Ma qui entra in gioco la famigerata quanto dannosa legge sulle quote rosa, che impone il 40% di rappresentanza femminile nell’istituzione. Per questo motivo il comune si è visto costretto a esporre un avviso pubblico invitando le residenti di Valle Intelvi ad entrare nell’amministrazione comunale.

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https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/cercasi-assessore-donna-quote-rosa-108260/?fbclid=IwAR3yCElf7wQ0SANDwCaKf7O-jKgOfQ5_EClWsD7ie7YC_LfPIfwGA-9P9M0

Infatti, secondo l’articolo 46, comma 2 del Tuel (D.Lgs 267/2000) è previsto che il Sindaco e il presidente della Provincia debbano nominare, “nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, la presenza di entrambi i sessi tra i componenti della giunta, tra cui un vicesindaco e un vicepresidente”. In caso di mancanza di “componenti elette disposte ad assumere l’incarico”, l’articolo 47 del medesimo testo prevede “la possibilità di nomina alla carica di assessore di cittadini esterni al Consiglio comunale“.

Il bando
Il bando sul sito dell’amministrazione scade il 28 marzo e recita così: “considerando che l’attuale giunta comunale è composta da tre assessori uomini e da un assessore donna … dato atto che, per quanto sopra esposto, si rende necessario effettuare una più approfondita istruttoria allo scopo di rinvenire una persona di sesso femminile in grado di ricoprire il ruolo di Assessore“. L’unico requisito richiesto è “possedere un’adeguata esperienza tecnica, amministrativa e professionale, desumibile dal Cv”. Al di là del fatto che l’introduzione delle quote rosa uccide il concetto di merito e prima ancora di giustizia; che rende la donna alla stregua di una categoria protetta da tutelare, incapace di farsi valere da sola; che se le donne non vanno discriminate in negativo, allora non vanno discriminate neanche in positivo, proprio da fatti come questo si evince che di queste leggi di protezione speciali, le prime a non farsene nulla, sono proprio le donne stesse.