Preferisce assumere un ‘pizzaiolo’ africano al posto di un italiano e, da quel momento, in una sorta di sciopero informale, il suo ristorante si è svuotato.
Accade a Montescudo-Montecolombo, paesino in provincia di Rimini. Riccardo Lanzafame, gestore di una storica locanda, credeva fosse una buona idea assumere il profugo gambiano low-cost. Ma da quel giorno, era il mese di novembre, ha registrato un crollo verticale della clientela e del lavoro.
Il ragazzo è in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari e da circa due anni studia in un istituto alberghiero della zona. In pratica da due anni gozzoviglia a spese nostre, e ora integra la paghetta da profugo anche con quella da pizzaiolo al posto di un italiano.
“Dopo quel post su Facebook nessuno è più venuto a prendere le pizze. Io però al ragazzo ho detto piuttosto non mangio io ma tu non te ne vai”. E ha affisso all’entrata del suo locale il seguente cartello: “Se sei razzista non entrare”. Ma tanto non c’era bisogno.
Usano sempre l’arma del razzismo: la verità è che il signore voleva risparmiare assumendo un cosiddetto profugo, e la popolazione l’ha punito. Non c’entra il razzismo: è legittima difesa.
E poi, non sfiora la mente di Lanzafame, che forse il suo pizziaolo faccia pizze da schifo? Fortunatamente non c’è ancora l’obbligo di mangiare la pizza fatta dai profughi.
A Rimini e Riccione e sulle riviere in generale è pieno di bengalesi e nigga che lavorano nei locali – se non ci viene nessuno sei un cesso a fare la pizza. In ogni caso la prossima volta assumi un ragazzino di sedici anni Italiano. Fai più bella figura anche se la pizza fa schifo.