Roma: 100mila euro per bonificare lo schifo lasciato dai Rom – VIDEO

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Via Salviati, dopo mesi d’attesa ecco l’esercito: al via la bonifica

Basta Roghi Tossici – Iniziate Operazioni di bonifica e messa in sicurezza della zona

Sono iniziate questa mattina le operazioni di bonifica e di messa in sicurezza della zona di fronte al campo rom tra via Sansoni e via Salviati. Verrà delimitata un'area in cui saranno controllati tutti i veicoli in transito. Obiettivo è evitare che siano trasportati materiali utilizzati nel drammatico fenomeno dei roghi tossici. Materiali trasportati illegalmente, spesso rubati, che vengono bruciati fino ad emettere miasmi nocivi per chi li respira. Una pratica criminale, inaccettabile, che stiamo contrastando con fermezza.In uno dei primi comitati di ordine e sicurezza a cui ho partecipato, avevo proprio chiesto l’impiego dei militari: finalmente questa richiesta è stata accolta. Per questo ringrazio la Prefettura; il ministero dell'Interno, il ministero della Difesa, l'esercito italiano, gli uomini della Brigata Sassari già impiegati a Roma nell’operazione strade sicure e gli uomini della Polizia capitolina che coordinano l'operazione. Ama inoltre inizierà le operazioni di bonifica dei cumuli di spazzatura che inondano parte di via Sansoni. È il primo tassello del percorso avviato con i militari della Brigata Sassari. Si apre così un nuovo capitolo: non devono e non possono più esistere zone franche, in cui la salute dei cittadini venga messa a repentaglio. Grazie anche al contributo fondamentale del Municipio 4 e del Municipio 5 assicuriamo così un controllo permanente del territorio, finalizzato ad abbattere definitivamente il traffico illecito di rifiuti.

Posted by Virginia Raggi on Monday, March 11, 2019

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Eliminare i roghi tossici è l’obiettivo promesso: ci penseranno gli uomini della brigata Sassari, in ottemperenza a quanto disposto dalla Prefettura (Salvini) per tre insediamenti della Capitale, a sorvegliare l’area e fermare gli incendi, mentre Ama sta pulendo dall’alba i cumuli di detriti e rifiuti accumulati da mesi su via Sansoni. Una discarica a cielo aperto: più di 100mila euro per ripulire tutto il primo possibile. Ma gli zingari non tireranno fuori un euro.

“Avevamo chiesto già da due anni alla Prefettura di poter avere un supporto e un ausilio dell’esercito” dichiara Raggi in un video sui social, mentre alle spalle le ruspe lavorano sulle montagne di immondizia accatastata. “Devo ringraziare la prefettura, il Viminale, il ministero della Difesa, l’esercito e la brigata Sassari che di fatto ci sta affiancando per fare vigilanza e presidio h24 per tutelare la zona”.

“Siamo in piena attività, stiamo spostando i new jersey per poter fare un parcheggio dove è necessario mettere i furgoni e ispezionarli. Ispezione che verrà fatta dalla Polizia locale” annuncia poi il presidente del V municipio Giovanni Boccuzzi.

Invece di fare pagare la bonifica agli zingari, realizzano un’area di sosta: “Vogliamo eliminare definitivamente il traffico illecito di rifiuti nel territorio e questo è un altro passo importante in tale direzione” gli fa eco l’assessore all’Ambiente Dario Pulcini. Lo stesso che appena nominato più di un anno finì nel mirino dei comitati di quartiere per aver detto, vantandosi di un interventismo fermo agli annunci, che i roghi erano “sensibilmente diminuiti”. Parentesi a parte, dentro il campo non si entra più con i furgoni. Anche se, a onor del vero, anche mezzi di privati cittadini scaricano impuniti nella baraccopoli, come dimostrano i verbali degli stessi agenti. La filiera dello smaltimento illegale è complessa, e certo non riguarda solo i rom.

“I cittadini ci hanno fatto delle pressioni ma non servono – ha detto ancora il minisindaco – perché siamo noi stessi a darci una pressione sotto questo aspetto”. Sarà, ma la pressione per partorire un’azione ci ha messo due anni e mezzo. E forse cantar vittoria è prematuro. Mancano le telecamere di videosorveglianza, promesse una anno fa e mai arrivate, fondamentali per risalire ai responsabili dei fuochi tossici. E manca il piano per la chiusura del campo, con ricollocamento delle famiglie. Quello promesso per tutte le baraccopoli della città e, sempre a due anni a mezzo da inizio consiliatura, applicato non senza criticità al solo River di Roma nord. Appena un campo su sette autorizzati.