54 profughi pusher: spacciavano droga a scuola

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Arrestato ieri nella a Vicenza un altro richiedente asilo responsabile di traffico di sostanze stupefacenti.

L’immigrato, nigeriano, 25 anni, che è stato trovato in possesso di 53 dosi di sostanza stupefacente: si era reso irreperibile dal 13 giugno 2018, quando la squadra mobile di Trento, diretta dal vicequestore Salvatore Ascione, aveva arrestato altri 11 richiedenti asilo nigeriani e aveva notificato ad altri 8 africani richiedenti protezione sussidiaria il divieto dell’obbligo di dimora nelle province di Trento, Verona e Vicenza.

Durante le indagini erano già stati arrestati 16 nigeriani e denunciati altri 8, (in parte poi destinatari delle misure cautelari) per un totale, di 58 tra arresti in flagranza di reato, custodie cautelari in carcere, perquisizioni e divieti di dimora nella provincia di Trento, Verona e Ferrara.

In pratica una vera e propria cellula della mafia nigeriana attiva nello spaccio di droga. Ce li hanno portati sui barconi.

L’operazione aveva portato alla luce un vasto traffico di droga tra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara, gestito da un’organizzazione criminale, i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo.

Gli investigatori avevano denunciato 54 richiedenti asilo accolti in Trentino coinvolti a vario titolo nell’indagine della Squadra Mobile di Trento contro lo spaccio di droga.

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Lo stupefacente era spacciato soprattutto davanti alle scuole.

I profughi, per evitare i controlli della polizia, comunicavano tra loro tramite Whatsapp.

Per lo spaccio utilizzavano anche donne incinte con a seguito i propri figli.

Si erano assicurati quasi completamente il controllo dello smercio delle sostanze stupefacenti nelle zone più importanti di Trento, a danno degli spacciatori magrebini, costretti a zone più periferiche. A questo si devono gli scontri tra gang di immigrati nella zona, e nel resto d’Italia: al controllo del territorio.

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In pratica, abbiamo importato la mafia nigeriana sui barconi, e il suo esercito ora sta occupando il territorio palmo a palmo. E noi ci limitiamo a sgomberare baraccopoli senza caricarli sugli aerei. Follia.

I profughi attiravano i tossicodipendenti, permettendo, se erano in cura al Sert, di barattare il metadone con l’eroina. Metadone che poi veniva nuovamente immesso sul mercato e venduto a «fidati» amici residenti in provincia di Trento.

Questo è un tumore. I tumori non si mettono in carcere, si eliminano. A quando il metodo Duterte?




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