Ciclista italiano massacrato in Africa: “Razzismo”

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Ivan Bianconi, ciclista umbro, è partito da Foligno per raggiungere in bici il Sud Africa. Pessima idea. Più tranquillo il Nanga Parbat.

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In Ghana, racconta lo sportivo, sono stato “aggredito e malmenato da un gruppo di giovani armati di machete e coltelli, per un’ora e mezza sono stato maltrattato, denigrato e deriso, tenuto ostaggio con la forza nei modi più selvaggi”.

“Più volte sono stato spintonato, spinto e lasciato cadere con la faccia a terra continuando a essere esibito come un trofeo lungo il villaggio che è rimasto stordito e immobile, diviso tra quelli che hanno protestato cercando di difendere me e quelli che invece hanno goduto dello spettacolo.”

Questo “atto di razzismo e pura pazzia” come definito dallo stesso Bianconi ha avuto fine quando un uomo di un vicino villaggio lo ha aiutato e messo in salvo. “Mi sento fortunato a poter raccontare quello che è successo” dice Bianconi si prende, in parte, la responsabilità dell’accaduto: “Forse mi sono accampato troppo presto” scrive “rendendomi vulnerabile”.

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“Presso la clinica di Accra, dove sono stato portato, oltre alle varie lesioni, i medici hanno identificato un timpano rotto, per il quale hanno raccomandato il rimpatrio per un recupero migliore. Sono tornato in Italia pochi giorni fa e eseguendo controlli più approfonditi, è uscita fuori anche una frattura del naso e di un osso metatarsale sul mio piede sinistro per il quale dovrò tenere il gesso per i prossimi 30 giorni“.

Ma: “sarebbe sbagliato far credere alla gente che è pericoloso viaggiare in Africa. Non è più pericoloso di quanto lo sia in Italia”.

Ci crediamo, ormai ci sono più africani in Italia.




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