La scuola senza italiani: 100% immigrati in classe

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Se oltre una sessantina di bimbi, il prossimo settembre, comincerà la prima nelle due sezioni a indirizzo Montessori della scuola Marconi, per un’altra quindicina circa che avevano richiesto il tempo normale, invece, non ci sarà spazio. Sono stati dirottati in altre scuole.

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E le madri straniere si sono rivolte ai carabinieri. Gli esclusi sono infatti, tutti o in parte stranieri.

«Ho formato le due classi a indirizzo Montessori -spiega la dirigente Serena Aiello- Non è stata formata invece la classe a tempo pieno né quella a tempo normale. In quest’ultimo caso gli iscritti erano 14-15, tutti stranieri. La normativa prevede però che gli stranieri non siano più del 30%. Di conseguenza ho invitato le famiglie a iscrivere i bimbi in altre sedi. Hanno trovato posto prevalentemente a Contea, che rientra nello stesso istituto comprensivo, e alla Saccardo che è nell’altro».

Questo accade in Veneto, a Montebelluna, in provincia di Treviso.

La legge regionale – Lega – secondo la quale una classe non può avere più del 30 per cento di immigrati, è stupida. E’ molto meglio una scuola con 100% stranieri che tre scuole con il 30% ognuna. Il tumore si isola, non si diffonde.

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Ma il problema è a monte: le barriere si mettono alle frontiere, non nelle scuole. Siamo in presenza di una sostituzione etnica di proporzioni gigantesche. Nessuno avrebbe problemi con scuola con un 5 per cento di stranieri. Ma qui siamo all’invasione con altri mezzi.

Qualcuno crede che l’invasione arrivi solo coi barconi: follia. Sono i ricongiungimenti familiari che fanno entrare, ogni anno, più di 200mila stranieri. Seconde generazioni che poi stuprano ragazzine e le prendono a morsi, come prede.

E che, anche se non violente, pongono un problema: volete per i vostri figli e nipoti un futuro da minoranza in casa propria? A che ci servono i figli degli immigrati che arrivano coi ricongiungimenti? A nulla. Sono un costo sociale enorme. Sfruttano il nostro welfare ingolfando ospedali, asili, scuole. E case popolari.

Agiscono come inibitore della natalità italiana proprio perché lo stato sociale se lo pappano tutto loro. E allora: stop ricongiungimenti familiari. I muri si mettono alle frontiere, non nelle scuole.