L’imam che odiava gli italiani: “Sterminate gli infedeli”

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Predicava terrore e odio a Perugia, invitando i musulmani residenti in città a “sterminare i non credenti” e a “sacrificare la propria vita per Allah”.

Il ventinovenne marocchino era, da bene sette anni, monitorato dalle forze dell’ordine, fino all’espulsione. Uno dei tanti imam che predicano la guerra santa in Italia.

Il suo caso era finito anche in una relazione dei servizi segreti al Parlamento sull’estremismo islamico. Definito come “l’imam radicale marocchino che a Perugia istigava i fedeli contro i non musulmani”. Noi.

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L’imam magrebino veniva definito uno dei casi “emblematici delle diverse declinazioni del fenomeno in ambito nazionale”. Insomma: la punta di un iceberg ben più grande e minaccioso.

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Sfogliando infatti il report del Dis si può leggere che “i dati delle persone espulse o arrestate in conseguenza di un’attività intensa e sinergica di Servizi e forze di polizia sul versante del terrorismo (islamico), rappresentano solo l’epifenomeno di una minaccia che si presenta come multiforme, atomizzata e quindi sfuggente. E che chiama il nostro dispositivo di prevenzione, a partire proprio dall’intelligence, a uno sforzo, a una costanza di impegno e a una flessibilità operativa e di metodo senza precedenti”.

Come se non bastasse, la relazione puntava la lente sul fatto che “la grande sfida non può essere quella di intercettare processi di radicalizzazione individuali prima che suggestioni attinte dal web e altre forme di influenza o di etero-direzione possano agire ad innesco per il passaggio ad opzioni offensive. Si tratta di un campo d’azione vastissimo”.

Infatti: sono tra noi. E non puoi controllarli tutti. Puoi, però, non dare loro la cittadinanza tornando allo ius sanguinis. E rimandarli a casa. Puoi abrogare i ricongiungimenti familiari.