L’ennesimo rogo di una baraccopoli eretta da africani, evidenzia quello che è un allarme: stanno occupando il territorio e generando degrado: spaccio, furti, stupri. L’ultimo caso, quando a Borgo Mezzanone venne individuato uno degli assassini di Desirée, con chili di droga nascosti nella baracca.
Perché queste sono le nostre favelas: regalo della società multietnica. Baraccopoli abusive sparse in tutta Italia. Casematte dell’occupazione.
Ogni spazio è buono, sotto i ponti, nei container abbandonati, casolari senza più proprietari, parchi, edifici occupati, binari e sottopassaggi di stazioni ferroviarie. Infestati da diecimila clandestini scaricati in Italia come profughi.
La popolazione di queste baraccopoli si trova mediamente in Italia da 6 anni e il 73% non ha alcuna occupazione lavorativa in corso. Tranne, ovviamente, spacciare per la mafia nigeriana.
Piana di Gioia Tauro
E’ la piana di Gioia Tauro (in provincia di Reggio Calabria) con 1.500 africani sfruttati nelle aziende agricole della zona nella raccolta degli agrumi, delle olive o dei pomodori secondo la stagione, in cambio di pochi euro al giorno. Perché c’è chi glieli ha portati in loco, altrimenti avrebbero meccanizzato.
Nella notte fra il 7 e l’8 gennaio del 2010, centinaia di immigrati devastarono Rosarno. I clandestini si riversarono per le vie del centro, armati di bastoni ed armi improvvisate, devastando centinaia di auto e incendiando cassonetti dei rifiuti. Un bambino, che si trovava nell’auto con i genitori, rimase ferito a un orecchio dalla scheggia di un vetro infranto, mentre una donna fu colpita alla testa lungo la statale 18 durante un altro assalto. La Polizia tentò di fronteggiare la protesta e si scontrò con i rivoltosi che fecero partire contro gli agenti una fitta sassaiola. Diversi furono i contusi. Fu una notte di fuoco. La tensione aumentò quando un gruppo di cittadini rosarnesi scese in piazza per protestare a sua volta contro gli extracomunitari.
Invece di caricarli su aerei verso casa, sono ancora lì. A darsi fuoco tra loro.
Come accaduto a gennaio dell’anno scorso, con un morto. Nell’aprile seguente venne arrestata una nigeriana, che tentava di lasciare l’Italia: era stata lei a commissionare l’incendio a persone ancora sconosciute per consumare una vendetta dovuta motivi passionali. Due anni prima, l’8 giugno 2016, un carabiniere intervenuto per sedare una rissa nella tendopoli di San Ferdinando sparò e uccise un migrante che lo aveva aggredito con un coltello.
ALTRE ZONE OCCUPATE
CASSIBILE – Qui, in provincia di Siracusa, a esempio, le forze dell’ordine sono continuamente alle prese con queste ‘architetture’ fantasma, ma ben conosciute dai nuovi schiavisti italiani. Soltanto a maggio doppio blitz anti caporalato dei carabinieri. Dopo la tendopoli di fortuna, scoperta alcuni giorni prima con all’interno 37 migranti regolari, in località Stradicò, in un terreno privato, è stato individuato un altro insediamento abusivo: oltre 50 le baracche in legno e lamiera, in grado di alloggiare nel degrado assoluto 100-120 persone. Al momento del controllo erano presenti 79 persone, in maggioranza di origine africana, tutti di sesso maschile, maggiorenni e in regola sul territorio nazionale, segnalati alla procura per invasione di terreni. L’area, in un fondo agricolo vicino lo svincolo dell’autostrada Siracusa-Gela, in pessime condizioni igienico-sanitarie, era priva di acqua corrente ed energia elettrica. Gli ‘ospiti’ avevano realizzato degli ambienti comuni: un locale ricreativo attrezzato con un bancone e utilizzato per la mescita di alimenti e bevande, con tavolini, un televisore e un vano riservato alla preghiera, una piccola Moschea improvvisata. Nella baraccopoli anche una discarica a cielo aperto in cui giornalmente venivano bruciati i rifiuti prodotti dagli occupanti.
Vittoria
Altri invisibili si incontrano a Vittoria, grosso centro in provincia di Ragusa. Una distesa plastica di serre, uno dei più grandi poli ortofrutticoli europei, è il luogo di lavoro di uomini, ma soprattutto donne dell’Est, sfruttate lavorativamente e vessate e violentate dagli stessi proprietari delle serre. Anche qui un’area ghetto – quasi mimetizzata nel paesaggio – che appare come un grande buco nero.
Campobello di Mazara
Una tendopoli-baraccopoli era diventata una presenza acquisita e mal digerita dai residenti di contrada Erbe Bianche a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Nella zona da anni si radunano oltre un migliaio di migranti impegnati nelle raccolte agricole stagionali. Le ruspe a marzo sono intervenute sradicando una decina di tende e baracche adibite ad alloggio dai migranti che da ieri sera hanno abbandonato la zona. Per settimane un gruppo di associazioni (Contadinazioni, Libera, Forum Antirazzista di Palermo) ha lanciato un appello alla ricerca di abitazioni da concedere in affitto ai migranti che intendono rimanere in zona. “Abbiamo chiesto a chiunque – dice uno di loro – ma appena diciamo che si tratta di migranti, i proprietari delle case si dicono non più disponibili”. Lo sgombero del ghetto – costruito con legno di risulta, pannelli di eternit e teloni da campagna – era stato disposto dalla stessa amministrazione comunale. Nel 2013 in un incendio morì un ragazzo di originario del Senegal dal quale prese il nome “Ciao Ousmane”, un campo provvisorio organizzato e finanziato dal comune di Campobello di Mazara in un ex oleificio confiscato alla mafia.
Caltanissetta
Analoga situazione a Caltanissetta, nei pressi del Cie di Pian del Lago. Anche qui recentemente è stata sgomberata la tendopoli di pakistani, richiedenti asilo, lungo la strada provinciale. Alcune decine erano accampate da diverse settimane sotto il cavalcavia.
Paternò
In provincia di Catania, a Paternò, ha trovato spazio per lungo tempo una baraccopoli di circa 200 posti letto, in contrada Ciappe Bianche: baracche di fortuna costruite con teloni, pezzi di lamierini, con materiale di risulta; a bloccare le tende al suolo, per fermare vento e pioggia, grosse pietre e pezzi di gabinetti, prelevati dalla mega discarica abusiva. Rifugi miseri abitati soprattutto da nordafricani impegnati nella campagna agrumicola, tra ruspe e nuovi giacigli di (s)fortuna. Spazzati via. Almeno per ora.
PugliaBorgo Mezzanone
Sono oltre mille i migranti ospiti dal Cara di Borgo Mezzanone a una decina di chilometri da Foggia. Altri mille quelli che vivono nelle baracche o nelle masserie abbandonate in quella che viene chiamata la ex pista che si trova a ridosso della struttura di accoglienza. Si tratta per la maggior parte di nordafricani, che lavorano come braccianti nelle campagne. Moltissimi di loro da qualche mese vivono in tende e roulotte sistemate a pochi chilometri dall’ex Gran Ghetto che si trovava nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico e che è stato sgomberato due estati fa. Il Gran Ghetto era stato sgomberato anche dopo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari su presunte infiltrazioni criminali nella gestione del caporalato nel campo. Un campo che ora sta tornando a rinascere a pochi metri dal vecchio.
Cerignola
Ma quella dei migranti è una emergenza che investe tutto il territorio provinciale dove insistono numerosi ghetti e insediamenti abusivi di stranieri che vivono senza le minime condizioni igienico sanitarie. Oltre 800 quelli ospitati in diversi centri sparsi per la provincia di Foggia, per lo più donne e bambini. Ci sono i ghetti di Borgo Tressanti e Borgo Libertà nelle campagne di Cerignola, Cicerone a Orta Nova. Molti dei migranti sgomberati dal Gran Ghetto sono sparsi tra le varie baraccopoli della Capitanata, compresi alcuni rifugi che sarebbero stati ricostruiti proprio nelle zone dove sorgeva, come già detto, l’insediamento abusivo. Alcuni di questi sono ospiti a Casa Sankara e all’Arena, due strutture realizzate ad hoc.
CampaniaStoricamente il Casertano e il Salernitano sono i due territori ad alta concentrazione di immigrati clandestini sfruttati come braccianti nei campi, e nel litorale domitio e nella piana del Sele in passato si sono registrate situazioni di criticità, con sgomberi di campi abusivi, proteste tra gli extracomunitari e i residenti, e frizioni tra le due ‘parti’.
Caserta
Nonostante il territorio casertano continui a registrare una massiccia presenza di immigrati, non ci sono baraccopoli e neppure edifici occupati abusivamente. Uno di questi fabbricati è stato sequestrato e sgomberato dai carabinieri a Caserta lo scorso 15 maggio. Si tratta dell’ex Hotel Houston, una mega struttura all’uscita dell’autostrada di Caserta Nord, florida attività imprenditoriale fino agli anni ’80 e poi abbandonata e diventata un rifugio per immigrati senza tetto e piazza di spaccio. All’atto del sequestro, i militari dell’Arma trovarono all’interno decine di extracomunitari e due famiglie rom con minori.
Castel Volturno
Situazione migliorata anche a Castel Volturno per quanto riguarda l’occupazione abusiva di edifici, anche se sempre incandescente a causa della massiccia presenza di migliaia di extracomunitari clandestini. L’ultima struttura occupata abusivamente da immigrati è stata quella di un altro albergo, l’American Palace, sgomberato nel 2010. Oggi circa il 90 per cento degli immigrati in quelle zone paga un fitto, seppur a nero, a proprietari italiani. Mentre una piccola parte, insieme anche a diversi cittadini italiani in condizioni economiche disagiate, occupa abusivamente abitazioni abbandonate nel corso degli anni sul litorale a ridosso del mare, ma si tratta di nuclei familiari in singoli appartamenti.
Eboli
Allo stesso modo, baraccopoli che ‘ospitano’ migranti nel Salernitano non ce ne sono più. Un tempo Eboli, nella Piana del Sele, aveva una ‘microcittà’ completamente abusiva a ridosso dei campi di pomodoro. Era il 2009, quando 800 uomini in divisa con mezzi speciali sgomberarono a San Nicola Varco di Eboli, la baraccopoli abitata da 1.000 immigrati, per lo più clandestini. Sul litorale che va da Pontecagnano a Capaccio, però, segnalano i sindacati, insistono circa 3.000 migranti che occupano abusivamente case fatiscenti, un tempo abitate ai villeggianti stagionali. Secondo fonti dei sindacati, gran parte di loro paga regolarmente le tasse. Con l’arrivo della stagione estiva, che significa raccolto, la stragrande maggioranza dei braccianti impiegati, però, sono immigrati che negli anni scorsi si sono sistemati in ripari di fortuna al di sotto degli alberi della folta pineta che costeggia il lungomare, in condizioni di degrado e senza servizi.
Insomma, l’Italia è diventata una distesa di baraccopoli, perché nessuno si è messo a pensare su quale fine avrebbero fatto i clandestini traghettati a botte di mille al giorno dalla Libia all’Italia.
Ora, è tempo di un grande piano di espulsioni di massa. E’ l’unico punto su cui Salvini sta latitando.
Il piano è piuttosto semplice: si circondino queste aree con l’esercito, si sgomberino e radano al suolo, gli ospiti presenti li si carichi su bus verso basi militari e poi su aerei verso casa.
Se non verrà fatto, la situazione diventerà sempre più esplosiva: perché questi personaggi non hanno nulla da fare in Italia. Sono inutili. Dannosi. E violenti, perché credevano di trovare qui un paradiso che per loro non esiste e mai esisterà.
Senza contare che, di fatto, molte di queste baraccopoli sono, di fatto, gestite dalla mafia nigeriana. E questo spiega anche, come mai, spesso gli ospiti rifiutino sistemazioni alternative, incredibilmente offerte dalle autorità.