Profughi dimezzati: cooperative licenziano

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Porti chiusi e per le coop dell’accoglienza la pacchia è finita.

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Nella provincia di Rimini oggi sono 543 i fancazzisti ospitati a spese dei contribuenti, la metà, rispetto ai 1.200 che la Prefettura aveva previsto per il territorio riminese, quando ha fatto il nuovo bando e quando al governo c’era il PD. E i porti erano aperti. Anzi: spalancati.

Emblematico è il caso della cooperativa Metis, che negli ultimi mesi ha dovuto lasciare a casa un terzo delle persone.

«Attualmente – spiegano dalla cooperativa – accogliamo 98 profughi, ma siamo arrivati a punte di 150. Il calo dei migranti ci ha costretto purtroppo a rivedere gli organici: abbiamo dovuto rinunciare a 5 collaboratori, un terzo di quelli che impiegavamo nell’accoglienza ai migranti». Anche l’associazione Ardea ha dovuto fare tagli: «Abbiamo ridotto il personale di un terzo, e siamo comunque in perdita. Oggi ospitiamo soltanto 32 persone, mentre fino a poco tempo fa ne avevamo più di 50… Portiamo avanti l’accoglienza dei migranti come una missione, con molti di loro si è instaurato un bel rapporto e li aiutiamo anche quando terminano il loro percorso e ottengono il permesso di soggiorno, dando loro una mano a trovare casa e lavoro».

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Non ha fatto ancora tagli la Papa Giovanni XXIII, che accoglie oggi 60 migranti seguiti da un’equipe di 10 operatori. «Noi siamo una realtà molto grande, strutturata – sottolinea il segretario generale della comunità, Giampiero Cofano – L’accoglienza dei migranti rappresenta la minima parte del nostro budget, e possiamo ancora permetterci di non licenziare nessuno, dirottando i ragazzi su altri servizi. Abbiamo creato figure professionali importanti e sarebbe ora un peccato lasciarle a piedi ma, di questo passo, rischiamo di non rinnovare qualche contratto».

Alla cooperativa Centofiori i migranti accolti si sono dimezzati: «Siamo passati dai 130 del 2017 agli attuali 81 – dice Monica Ciavatta, responsabile del settore – Nonostante il calo degli ospiti, il numero di occupati non è calato: anzi, li abbiamo aumentato aggiungendo 8 custodi notturni per le strutture come previsto dai nuovi bandi. Ma il 2019 si preannuncia difficile per questo tipo di accoglienza, molte cooperative hanno già dovuto licenziare diverse decine di operatori».

La pacchia è finita. Questi non sono lavori, è parassitismo.