Decreto chiude l’Italia alle Ong: saranno respinte

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Le Ong creano pericolo e per questo vanno bloccate. E il Viminale ha già messo a punto un piano per “bandirle” dalle acque italiane.

Tutto parte da un principio: quello secondo cui le navi straniere con a bordo i clandestini sono “offensive perché recano pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato”. Motivo per cui potrà essere disposto il “blocco navale” con veri e propri respingimenti in mare. Per mettere a punto il piano sarà necessaria un’ordinanza preventiva che sancisca lo “stato di pericolo” che sia la base per un decreto ad hoc. Una sorta di ‘stato di emergenza’.

Matteo Salvini sta mettendo a punto un nuovo decreto per «sigillare» le acque territoriali italiane e renderle off-limits per le Ong.

Al lavoro i tecnici dei ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture (Guardia Costiera).

«Non pensiamo ad un blocco navale, stiamo creando una norma che inibisca l’ingresso delle Ong per ordine pubblico», ha spiegato Danilo Toninelli. Si parla invece di un blocco navale di fatto, limitato alle navi delle Ong.

L’idea sarebbe quella di considerare la Ong non navi che salvano ma che trasportano clandestini e quindi, come navi in transito, bloccarne il passaggio dentro le acque territoriali facendo appello alla Convenzione delle Nazioni Unite che permette il blocco qualora le operazioni di carico e scarico avvengono in violazione delle leggi sull’immigrazione vigenti nello Stato.

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Ma come abbiamo visto in queste ore, questo potrebbe essere ridondante, visto che le navi delle Ong sono registrate in modo illegale:

Loro si registrano come yacht, e poi ‘casualmente’ trovano immigrati da ‘salvare’. Questo è il trucco col quale sono stati in mare in questi anni con la complicità del PD.

Il decreto varrebbe per le ong che dovessero essere registrate in modo corretto (non crediamo ce ne siano).

I tecnici del Ministero sono già al lavoro e sarebbero partiti dalla Convenzione Onu sui diritti della navigazione e in particolare dall’articolo 19 secondo cui il passaggio di una nave in acque territoriali “pregiudizievole se la nave è impegnata in attività di minaccia o impiego della forza contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dello Stato costiero”.

E poi c’è l’articolo 17 che “vieta il passaggio in caso di carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero e ogni altra attività che non sia in rapporto diretto con il passaggio”.

Una volta approvata la nuova normativa, per farla rispettare l’Italia potrà bloccare le navi “vietate” che puntano verso le nostre coste già in acque internazionali. Se un’imbarcazione dovesse sfuggire ai controlli ed entrare in acque territoriali, le motovedette della Guardia costiera potranno scortarle fuori dai confini. Una svolta.

Non solo: l’idea è anche quella di inserire nel decreto una norma che preveda l’applicazione dell’articolo 650 del codice penale che punisce chi non rispetta il provvedimento. In questo modo gli equipaggi non potrebbero più farla franca e tornare in mare. Proprio come è accaduto con la Sea Watch.

E darebbe a Zuccaro altri strumenti giudiziari per stroncare la tratta negriera.