Sicurezza “grandi eventi” era affidata ai profughi appena sbarcati

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La sicurezza ai grandi concerti affidata a richiedenti asilo, zingari e pregiudicati. Quasi sempre la stessa cosa.

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E’ questo che ha svelato l’operazione “Security danger”. condotta dai carabinieri di Reggio Emilia e che ha portato a 4 ordinanze cautelari e a varie perquisizioni. Gli indagati, finiti nel mirino delle forze dell’ordine, con falsi decreti prefettizi utilizzavano infatti “in nero” immigrati richiedenti asilo, rom e pregiudicati per gestire la sicurezza ai grandi eventi, senza che questi avessero, ovviamente, competenze a riguardo.

Secondo i carabinieri, “decine di migliaia di persone” sono state esposte “a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza”. Addirittura a quello del terrorismo, considerando appunto le persone scelte per la security. In alcuni casi gli immigrati “selezionati” erano appena sbarcati dalla Libia, si trattava quindi di clandestini che non parlavano neppure una parola di italiano. Erano così sottopagati e sfruttati, scelti a poche ore dall’evento per compiere un lavoro di cui non conoscevano neppure le basi. Veniva dato loro un tesserino di riconoscimento che riportava una falsa autorizzazione della Prefettura di Napoli, con fototessera incollata.

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Il sistema messo in piedi da madre e figlio di 50 e 30 anni, truffatori seriali già arrestati nel 2016 nell’operazione Deep Impact, originari del salernitano, ma domiciliati in città, era ben oliato e congeniato. I due, infatti, pubblicavano su vari siti di annunci o sui social, come Subito e Facebook, offerte di lavoro per cercare candidati che volessero prendere parte ai concerti nella veste di uomini della security.

Ecco, a questo servono i vostri barconi. A togliere lavoro agli italiani specializzati, a fare guadagnare pochi speculatori e a mettere a rischio migliaia di vite. L’immigrazione è un potente concentratore di ricchezza e moltiplicatore di rischi.