Non fosse tragico sarebbe comico. I vescovi che vogliono prendersi i minori – presunti – della Sea Watch.
Ieri, la procuratora dei minorenni di Catania aveva intimato a Matteo Salvini:
La replica del Viminale è stata netta: “Hanno 17 anni e mezzo”, o almeno dichiarano di averne.
La nave Sea Watch 3 dell’omonima ong continua a sostare al largo delle coste di Siracusa con a bordo 47 clandestini recuperati in Libia qualche giorno fa.
E allora, i vescovi ci riprovano. Vogliono i giovani maschi africani della SeaWatch.
La Cei non avrebbe messo a disposizione la comunità Papa Giovanni XXIII, quella che la scorsa estate ospitò i sedicenti minori della Diciotti. Quelli che poi sono fuggiti dalle cure dei vescovi. Ma una struttura a Reggio Calabria.
“Abbiamo comunicato alle autorità la nostra disponibilità e aspettiamo una risposta”, spiega all’Agi il presidente della Comunità Paolo Ramonda, “Vogliamo aprire un varco di dialogo. La Cei sta facendo una mediazione per trovare una soluzione per queste persone, che vanno aiutate”.
Ovviamente, non in Vaticano.
Lo sbarco di anche solo uno dei clandestini della SeaWatch, sarebbe una resa ai vicescafisti. E aprirebbe un precedente. Non farebbero altro che ripetere e ripetere la stessa scena volta dopo volta. Con la complicità dei media di distrazione di massa e della parte corrotta della Chiesa.
L’ultima arma a disposizione degli immigrazionisti sono i ‘bambini’ o presunti tali. E sono disposti a tutto per usarla. Lo abbiamo visto anni fa con Aylan, lo vediamo in questi giorni con la bufala del ‘bambino e la pagella’ e a Castelnuovo di Porto.
I vescovi vogliono prenderli ma è ancora terreno italiano. Da quando l’Italia apparteneva ai Vescovi.