Quest’uomo fa pagare i malati italiani e non i clandestini

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A Napoli, se sei straniero, il signore in alto ti cura gratis, ovviamente, con i soldi dei contribuenti:

Policlinico, visite gratuite per immigrati e clandestini: italiani esclusi

«Nessuno dei nostri medici guarda i documenti d’identità del paziente. Nessuno controlla che siano immigrati regolari. Che abbiano il permesso di soggiorno. Il Policlinico è aperto a chiunque abbia bisogno di assistenza».

A parlare è Gaetano Manfredi, rettore dell’ateneo Federico II cui appartiene il Policlinico che ha varato l’ambulatorio di Dermatologia Etnica. «Garantire l’assistenza ai migranti è un fatto di civiltà. Ha un valore etico irrinunciabile». Tanto pagano gli italiani, lui è etico col culo degli altri. E anche razzista, perché discrimina gli italiani.

Non parliamo di un ospedale privato, parliamo di una struttura pubblica. Dove i medici che curano i clandestini gratis, non lo fanno gratis, ma stipendiati dai cittadini italiani. Che magari devono mettersi in fila dietro i nuovi privilegiati.

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Notare l’intervista a novanta gradi del ‘giornalista’ di Repubblica:

Non a caso i medici obbediscono al giuramento di Ippocrate.
«Di più: io sono convinto che garantire i servizi agli immigrati sia il modo migliore per realizzarne l’integrazione. Ci stiamo provando sul fronte sanitario, ma anche su quello, di grande impatto sociale, della formazione universitaria».

Cioè?
«In collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio abbiamo attivato percorsi educativi per ragazzi che provengono, soprattutto, da Paesi in guerra. Abbiamo studenti che vengono dalla Siria e dal Sudan, ad esempio».

E in cosa consiste l’aiuto che offrite loro?
«La Comunità di Sant’Egidio insegna l’italiano in corsi ad hoc. I privati offrono borse di studio per il mantenimento di questi studenti. Noi, l’università, li iscriviamo esonerandoli completamente dalle tasse».

Sono numerosi?
«Circa 20 studenti alla Federico II, iscritti a corsi sia scientifici che umanistici. Ma ce ne sono anche all’Orientale, ad esempio, o altrove. Perché non si tratta di un programma solo del nostro ateneo».

Il problema del rettore è che troppo spesso, lo studio fa male. Indebolisce la capacità di pensare in modo razionale e intelligente. E’ come un computer vecchio con troppe informazioni.