Paragone: “Salvini si farà processare”, non deve farlo

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Gianluigi Paragone, senatore del Movimento 5 Stelle, annuncia che il partito voterà “sì” alla richiesta di autorizzazione a procedere per il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in riferimento alle accuse di sequestro di persona per il caso “Diciotti”.

Il serenatore pentastellato ha detto: “Credo che Salvini abbia già deciso di non sottrarsi al processo, quindi il problema neanche esiste. Noi non abbiamo mai negato alla giustizia un ministro o un parlamentare, quindi andiamo in linea”.

Paragone, nella trasmissione Accordi&Disaccordi in onda stasera su Nove ha poi parlato del ministro dell’Interno dicendo che “Salvini ha avuto il coraggio di rompere definitivamente col centrodestra”. E ha confermato l’idea che il governo composto da Lega e M5S continuerà anche dopo le elezioni europee di maggio: “Son disposto a scommettere sulla tenuta di questo governo. Non credo che le elezioni europee produrranno uno choc sul governo. Ci potrà essere un riequilibrio? Sì, va bene, ma non può comportare uno choc”, ha detto il senatore.

Questo, da parte di Salvini, sarebbe un errore. Qui non è in gioco la persona di Salvini, ma il suo ruolo. E le decisioni politiche non possono essere messe in discussione da non eletti con la toga.

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Non siamo in presenza di un parlamentare indagato per avere rubato, ma che viene messo a processo per una decisione politica: quindi il discorso di Paragone è sciocco. Il senato dovrebbe rivendicare la totale insindacabilità delle scelte politiche di un governo rispetto a quattro magistrati iscritti ad un partito di sinistra.

Non farlo, anche venendo assolti, significa comunque dire che la magistratura ha voce in capitolo: non deve averlo. Perché la sovranità appartiene al popolo, non ai magistrati.

Ad affermarlo era stato lo stesso ministro dell’Interno in una diretta Facebook: “Sono tentato di dire andiamo avanti. Processatemi – dice – Voglio vedere se si può processare un ministro perché fa quello che deve”. Anche Marco Travaglio, ieri sera a Otto e Mezzo, aveva confermato il desiderio del leader leghista di tirare dritto e trasformare l’azione dei magistrati in più voti alle europee.

“Non posso credere a quanti magistrati e avvocati mi abbiano messaggiato per dirmi di andare avanti – aveva detto Salvini – che questa cosa non sta in piedi. Per questo sto riflettendo sull’atteggiamento dal tenere in Senato”. E l’atteggiamento potrebbe essere quello di rinunciare all’immunità: “Questa non è una vicenda personale. Quindi sarei tentato di dire andiamo avanti, processatemi. Però è grave che un potere dello Stato intervenga su un altro potere dello Stato. Al Senato chiederò se siamo ormai in una Repubblica giudiziaria”.